Leucemia: dopo un importante studio, potrebbe avere le ore contate

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leucemia premielocitica acuta

Scienziati australiani sostengono di aver scoperto una innovativa tecnica per il trattamento delle forme più aggressive di leucemia. La leucemia può essere finalmente sconfitta?

Nonostante i grandi progressi della ricerca e i successi in medicina, la leucemia è ancora una malattia in cerca di una cura definitiva. Proprio per questo, gli scienziati sono sempre al lavoro per trovare nuove efficaci cure e offrire una speranza a tutti i malati.  E, una speranza, pare arrivare dalla lontana Australia, dove un team di ricercatori del Peter MacCallum Cancer Centre di Melbourne avrebbero trovato un nuovo approccio – che hanno soprannominato “a doppia canna” – che può portare alla sopravvivenza nel lungo termine dei pazienti affetti da questo tipo di cancro del sangue, in particolare nelle forme più aggressive.
Dietro a queste forme di cancro, spiegano i ricercatori, c’è un enzima mutante chiamato “JAK2” che alimenta una forma particolarmente virulenta della malattia e che si è dimostrato resistente alle terapie.

«Non solo queste crescono molto velocemente e diffondono i tumori più rapidamente, ma sono spesso refrattarie alle chemioterapie standard – dichiara il dottor Ricky Johnstone – Queste forme sono molto difficili da trattare a causa della velocità con cui si diffondono ma, in aggiunta, non possono essere trattate con la chemioterapia comune».

Il nuovo tipo di trattamento è stato testato in uno studio pubblicato sulla rivista Cell Reports e condotto su modello animale, dove il dottor Johnstone, insieme alla dott.ssa Michaela Waibel e colleghi hanno un trattamento del cancro del sangue esistente con un nuovo farmaco per attaccare l’attività cancerogena della proteina JAK2 in due punti ottenendo ottimi risultati: il metodo si è infatti dimostrato efficace nel curare totalmente questa forma di leucemia.
«Se pensiamo a una cellula tumorale come a un albero, e se pensiamo che questa proteina JAK2 è l’albero – spiega Johnstone – quello che vogliamo fare è colpire l’albero in due punti: vogliamo tagliare le foglie con un farmaco e poi vogliamo esaurire l’apparato radicale e, soprattutto, il fittone a un altro livello».

«Crediamo che il modo migliore per uccidere l’albero, e quindi la cellula tumorale, sia questo duplice approccio: rimuovere le foglie, togliere le radici e poi diminuire completamente la sopravvivenza e il percorso di nutrimento per l’albero e, di conseguenza, uccidere la cellula tumorale», conclude Johnstone.

Mentre la ricerca è ancora nelle sue fasi iniziali, la disponibilità dei nuovi inibitori per uso clinico rende i risultati di laboratorio emozionanti, ha detto Johnstone. Questo nuovo trattamento, secondo le intenzioni dei ricercatori, potrebbe essere messo a disposizione dei pazienti umani entro un anno.

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