Malattie autoimmuni, un aiuto dalla cannabis
Secondo un nuovo studio, il principale principio attivo della marijuana, il THC, è risultato utile nel trattamento delle malattie autoimmuni
E’ un nuovo studio a cura dei ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Università della Carolina del Sud ad aver evidenziato che il THC, il maggiore principio attivo della marijuana (cannabis) è attivo nel trattamento delle malattie e i disturbi autoimmuni. Questo agente avrebbe un’azione significativa sui microRNA, piccole molecole endogene a singolo filamento di RNA non codificante, composte di circa 20-22 nucleotidi.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Biological Chemistry e condotto su modello animale dal team del dottor Venkatesh Hegde, ha osservato l’effetto del THC su 609 microRNA, arrivando a identificare 13 microRNA unici che sono stati oggetto di significativa alterazione da parte del principio attivo.
I ricercatori spiegano che i microRNA hanno effetti profondi sul sistema immunitario, agendo come una sorta di “freni”, coinvolgono più del 60% di tutta l’espressione genica. Dato che questi microRNA di norma sopprimono l’espressione dei geni, quando un microRNA è iper-espresso, il gene colpito viene per così dire messo a tacere. Tuttavia, quando il microRNA è spento, il gene colpito è espresso a un livello più elevato.
Dopo queste osservazioni, gli scienziati si sono concentrati su uno specifico microRNA, il miRNA-690, per via della sua iper-espressione in risposta all’azione del THC. Il miRNA colpisce un’importante proteina chiamata “C per EBP alpha”. Questa molecola è la responsabile dell’attivazione di un gruppo di cellule uniche, chiamate MDSC, che inibiscono l’infiammazione.
Agire su miRNA-690, bloccandone l’espressione, ha permesso di invertire gli effetti del THC.
I risultati finali dello studio, secondo i ricercatori, suggeriscono che la marijuana e il suo principio attivo, possono agire come una lama a doppio taglio: da una parte sopprimendo l’infiammazione e aumentando così la suscettibilità a certe malattie, dall’altra servendo come trattamento efficace contro l’infiammazione e le malattie autoimmuni.
Il prossimo passo sarà dunque quello di riuscire a gestire le due azioni in base alle esigenze.