Peptide derivato del latte contrasta cellule del cancro allo stomaco
Ricercatori scoprono che una parte del peptide lattoferricina B25, derivato dal latte vaccino, possiede potenti proprietà anticancro, riuscendo a uccidere le cellule del tumore allo stomaco
Dal latte di mucca, o vaccino, si ricava un peptide chiamato lattoferricina B25 (LFcinB25) che ha mostrato di avere una potente attività antitumorale contro le cellule del cancro allo stomaco.
Lo hanno scoperto i ricercatori di Taiwan, coordinati dal dottor Wei-Jung Chen del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze Animali della National Ilan University.
Lo studio, condotto in laboratorio su cellule di carcinoma gastrico, è stato pubblicato sulla rivista Journal of Dairy Science, e suggerisce il potenziale utilizzo in un prossimo futuro del peptide LFcinB25 come agente terapeutico per il cancro dello stomaco.
«Il cancro gastrico è una delle cause più comuni di mortalità correlata al cancro in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi asiatici – spiega Chen – In generale, le principali terapie curative per il cancro gastrico sono la chirurgia e la chemioterapia, che hanno generalmente successo solo se il tumore è diagnosticato in una fase precoce. Nuove strategie di trattamento per migliorare la prognosi sono pertanto urgentemente necessarie».
Nei test condotti dai ricercatori si sono valutati gli effetti di tre frammenti peptidici derivati dalla lattoferricina B, un peptide che si trova nel latte e che possiede proprietà antimicrobiche.
I risultati hanno tuttavia mostrato che solo uno dei tre frammenti ha ridotto la sopravvivenza delle cellule umane AGS (adenocarcinoma gastrico) in modo dose-dipendente e tempo-dipendente: questo frammento era l’LFcinB25.
L’osservazione degli effetti al microscopio ha rivelato che, dopo un’ora di esposizione alle cellule tumorali, l’LFcinB25 è migrato sulla membrana cellulare delle cellule AGS. Nel giro di 24 ore, poi, le cellule tumorali si erano ridotte nelle dimensioni e avevano perso la loro capacità di aderire alle superfici.
Nello specifico, già durante le prime fasi di esposizione LFcinB25 aveva ridotto la vitalità cellulare sia attraverso l’apoptosi (la morte cellulare programmata) e l’autofagia (la degradazione e il riciclaggio dei componenti cellulari vecchi o danneggiati).
Nelle fasi successive si è assistito a una regolazione nei due processi, dove l’apoptosi sembrava dominare – probabilmente attraverso meccanismi caspasi-dipendenti – e l’autofagia andava diminuendo.
«Questo è il primo rapporto che descrive l’interazione tra apoptosi e autofagia nella morte cellulare, LFcinB indotta, delle cellule tumorali», commenta il dott. Chen.
Ulteriore scoperta da parte dei ricercatori è stata che l’uso terapeutico di LFcinB25 ha potenziato l’azione citotossica di una proteina presente naturalmente nell’organismo umano, chiamata Beclin-1, che svolge un ruolo centrale nel processo di autofagia, nella crescita tumorale, e nella degenerazione dei neuroni.
Il prossimo passo sarà quello di studiare lo sviluppo di nuovi efficaci farmaci antitumorali basati sull’azione di questo peptide derivato dal latte.