Superbatteri: una mina per tutti i progressi medici e di ricerca svolti fin qui
La piaga dei batteri resistenti agli antibiotici, secondo gli esperti rappresenta una delle più gravi minacce nella storia della medicina, che potrebbe portare indietro di 100 anni i progressi fin qui ottenuti. Si rischia anche che i tassi di mortalità da infezioni batteriche tornino a essere quelli dei primi anni del Novecento
Si torna ancora una volta a parlare di superbatteri, ossia quegli agenti patogeni che sono divenuti resistenti ai trattamenti antibiotici, e che dunque riescono a sopravvivere alle cure e possono portare alla morte di chi sviluppa l’infezione.
A mettere in allarme le istituzioni, la sanità e anche i cittadini è un nuovo editoriale pubblicato su The Lancet, in cui gli esperti avvertono che i superbatteri resistenti ai farmaci rappresentano una delle più gravi minacce nella storia della medicina. Un problema che potrebbe cancellare un secolo di progressi in medicina. Secondo i medici, infatti, questa situazione potrebbe far tornare i tassi di mortalità a quelli che si registravano nei primi anni del Novecento.
L’uso di antibiotici, specie in ospedale, fa parte della routine sia nei trattamenti pre e post-operatori, che nel controllo delle infezioni. Tuttavia, proprio questi trattamenti di routine rischiano di divenire mortali per i pazienti.
Sull’editoriale viene anche posta l’attenzione sulla crescente preoccupazione da parte dei vari SSN e altri sistemi sanitari nazionali che sono già provati dall’aumento continuo dei costi delle cure nell’era post-antibiotica.
La medicina, allo stato attuale, non è in grado di affrontare la minaccia da parte dei superbatteri senza gli antibiotici, cosa che, di fatto, preclude altri tipi d’intervento e cura. Solo che, in questo modo, diviene impossibile eseguire le operazioni chirurgiche: da quelle minori a quelle più complesse come i trapianti. Anche i costi salgono a dismisura, rischiando di portare al collasso il sistema sanità già così provato da tagli e mancanza di fondi.
Insomma, c’è poco da stare allegri, e si sente la mancanza di nuove scoperte che possano trovare una soluzione alla resistenza dei superbatteri.