Carenza di ferro e anemia: nel mondo 1,5 miliardi di persone “colpite” da questa insolita epidemia

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Diete sbagliate e disturbi psico-alimentari, gravidanze non seguite correttamente perché a volte si omette il controllo nutrizionale, bambini e anziani denutriti per diversi motivi (compreso l’effetto della crisi economica sulla dispensa di casa), la fame atavica che colpisce popolazioni da sempre in via di sviluppo.

E la conseguenza è il ritorno di un male antico: l’anemia da carenza di ferro. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) indica in un miliardo e 600 milioni gli abitanti del pianeta che rischiano per le conseguenze di questa carenza. Di cui 700 milioni già malati di anemia. Per l’Italia i dati sono parziali e, purtroppo, pre-crisi economica. Quelli rintracciati risalgono a sette anni fa e questo è già indicativo delle nostre difficoltà a conoscere la realtà sanitaria del Paese.

I NUMERI IN ITALIA – La fotografia degli anemici italiani nel 2006 era questa, su una popolazione generale di 58.140.000 all’epoca: 291.000 bambini in età prescolare su 2.658.000, 80.000 donne in gravidanza su 515.000, 1.868.000 donne in età fertile e non in gravidanza su 13.479.000. In generale, calcolando gli uomini e gli anziani, il 23% della popolazione: circa 13 milioni e mezzo nel 2006. Il dato di prevalenza media in Europa è del 22,9% così suddiviso per tipo di soggetti analizzati: 26,5% dei bambini in età prescolare; 8,3% delle donne in gravidanza; 28% delle donne non in gravidanza; 9,3% dei ragazzi in età scolare; 14,1% degli uomini e 8% delle persone anziane.

I SINTOMI: STANCHEZZA – Gli anemici soffrono spesso di un grado variabile di stanchezza, mancanza di concentrazione, maggior predisposizione alle infezioni. Scarsa è la loro qualità di vita, percepita e reale. Ciò si ripercuote negativamente sulla produttività e la capacità lavorativa. Se si vuole misurarne i sintomi con la scarsa produttività (anche intellettuale) è un discorso in apparenza cinico, ma quanto mai efficace in una società parametrata sull’efficienza. Poco ferro si traduce in una cattiva produzione di globuli rossi. Pochi globuli rossi sono sinonimo di cattiva ossigenazione di ogni componente dell’organismo e anche di una cattiva capacità di “rinnovare l’aria” alle cellule. Lo scambio ossigeno-anidride carbonica (gas di scarico del metabolismo cellulare) non sarà mai al massimo senza un adeguato numero di globuli rossi efficienti. Di qui tutti i sintomi elencati primi, compresi quelli estetici di un colorito più grigiastro che roseo. È la carenza di ferro, è l’anemia. La gestione di entrambe le situazioni ha come obiettivo l’apporto di adeguati quantitativi di ferro per normalizzare e mantenere i corretti livelli di emoglobina, base dei globuli rossi. E per ricostituire le riserve di ferro nell’organismo.

NON SOLO AFRICA – «L’anemia, a prescindere dalla causa, colpisce nel mondo 1,62 miliardi di persone – conferma Robin Foà, direttore dell’Istituto di ematologia dell’università La Sapienza di Roma e past-president della Società europea di ematologia (Eha) -, pari al 24,8% della popolazione globale, rappresentando di fatto la più frequente patologia al mondo. Dal punto di vista geografico, l’Africa è il continente a più alta percentuale di anemia nella popolazione generale (47,5% – 67,7%), così come il più elevato numero in assoluto di anemici è presente nel Sud-est asiatico (315 milioni), ma il data base dell’Oms ci dice che l’anemia è un vero e proprio problema di salute pubblica, che non riguarda solo le nazioni più povere. Non esiste, infatti, alcun Paese in cui il problema non sia presente, sia pur in modo limitato». Foà attualmente è presidente della neo costituita associazione “Anemia Alliance”.

CONSEGUENZA DI ALTRE MALATTIE – E bisogna fare attenzione a carenza di ferro e anemia come possibili conseguenze di altre malattie, anche gravi, come per esempio la malattia renale cronica, le malattie infiammatorie intestinali, lo scompenso cardiaco, sanguinamenti uterini gravi e durante cicli di chemioterapia. Per quanto riguarda l’insufficienza cardiaca, patologia che colpisce in Italia circa un milione di persone (300mila delle quali di età inferiore ai 60 anni), e che è diventata negli ultimi anni la prima causa di ricovero ospedaliero (170.000 ricoveri l’anno) dopo il parto naturale, alcuni studi hanno dimostrato che l’anemia è un fattore di rischio indipendente per mortalità e ospedalizzazione. Due situazioni già di per sé molto elevate in questi pazienti. Quindi l’anemia complica il quadro. Ciononostante, dalla letteratura e dalla pratica clinica si coglie una grave sottostima del problema nel trattare l’insufficienza cardiaca. E questo perché i medici non percepiscono la gravità dell’anemia e della carenza di ferro, probabilmente anche per una carenza formativa. Non solo in Italia. Anche di questo si vuole occupare “Anemia Alliance”: stimolo per i medici e per i cittadini. Misurare il ferro nel sangue e verificare la qualità dei globuli rossi non costa poi molto al servizio sanitario e, anzi, potrebbe far risparmiare molto.

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