Secondo gli psicologi depressione-record in Italia: si investa in terapie

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Secondo gli psicologi depressione-record in Italia: si investa in terapie

“Nel nostro Paese si sta registrando un aumento esponenziale dei casi di depressione: è un fenomeno che riguarda ormai quasi un cittadino su cinque, neonati compresi, con un fortissimo impatto in termini di costi sociali”. Lo afferma Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi.

“Serve che il Governo – dice ancora Palma – investa in terapie psicologiche, in grado di fornire interventi qualificati di prevenzione e terapia ai cittadini ed alla comunità, attivando e potenziando i servizi psicologici negli ospedali e nel territorio: e che ciò sia urgente lo confermano anche i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità che prevede che la depressione rappresenterà, nel pianeta, il secondo dei mali più diffusi, subito dopo le patologie cardiovascolari”.depression
E se anche la sanità è alle prese con la spending review, Palma è convinto che “questi investimenti possono avvenire in coerenza con le politiche di contenimento della spesa pubblica e di spending review: essi, infatti, consentirebbero una riduzione della spesa farmaceutica conseguente alla contrazione mirata del consumo dei farmaci e delle minori assenze sul lavoro, che produrrebbero a loro volta una maggiore produttività a tutto vantaggio dell’andamento dell’economia del Paese”.

“In questa direzione – prosegue – si stanno muovendo molti Paesi europei: tra questi l’Inghilterra che, negli ultimi anni, ha quasi quadruplicato gli investimenti in terapie psicologiche, basandosi anche sull’evidenze scientifiche disponibili che dimostrano come la psicoterapia sia efficace quanto i farmaci nel trattamento di questi problemi e più efficace nel mantenimento degli effetti e nell’evitare le ricadute dopo la cura”.
Palma ricorda infine come “il nostro Paese ha una buona legge sulla psicologia e sulla psicoterapia; dispone di professionisti competenti con alti livelli di formazione con cinque anni di laurea e almeno quattro di specializzazione. E’ uno spreco di competenze e conoscenze – conclude – che solo a pochi cittadini vengano fornite, negli ospedali o nelle Asl, risposte integrate e più attente alle loro specifiche esigenze”.

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