Tumore al seno: se in fase iniziale non è necessaria asportazione linfonodi ascelle
Chirurgia sempre meno invasiva per il trattamento dei tumori del seno in fase iniziale. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (pubblicato sulla rivista scientifica Cancer) ha infatti dimostrato che per il trattamento del carcinoma della mammella, in fase iniziale e senza coinvolgimento clinico dei linfonodi ascellari, e’ sufficiente l’intervento chirurgico al seno senza bisogno di asportare anche i linfonodi dell’ascella.
La scoperta permettera’ dunque interventi chirurgici meno invasivi con benefici sulla qualita’ della vita delle pazienti e senza rischi per la salute. Il trattamento del tumore del seno in fase iniziale prevede un intervento chirurgico di tipo conservativo (quadrantectomia), che consiste nell’asportazione dei tessuti malati circoscritti alla neoplasia, senza la totale asportazione del seno. Dopo la quadrantectomia viene eseguito l’esame del ‘linfonodo sentinella’ che ha la funzione di drenare la linfa dell’area del tumore. Se questo linfonodo contiene cellule tumorali, tutti i linfonodi ascellari vengono asportati con un ulteriore intervento chirurgico. Adesso i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano hanno dimostrato che in pazienti con tumore mammario in fase iniziale e senza linfonodi ascellari clinicamente palpabili non e’ piu’ necessaria l’asportazione dei linfonodi ascellari e questo senza avere alcun impatto sulla sopravvivenza. Le conoscenze acquisite sulle caratteristiche biologiche del tumore primitivo nella mammella sono infatti in grado di guidare le indicazioni per le terapie mediche precauzionali post-operatorie a prescindere dall’informazione che deriva dai linfonodi ascellari. L’indagine e’ stata svolta su un campione di oltre 500 donne di eta’ compresa tra i 30 e i 65 anni, sottoposte a quadrantectomia con o senza intervento chirurgico sui linfonodi delle ascelle. Le pazienti sono state osservate clinicamente per oltre 10 anni. Il direttore scientifico della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Marco Pierotti, ha commentato: “Dieci anni di osservazione su 500 casi trattati e l’integrazione di ricerca clinica e biologica hanno portato a questo risultato che permette, a parita’ di esito clinico, di modulare gli interventi con migliore qualita’ di vita dei pazienti e anche con significative ricadute di risparmio economico”. .