Asma grave: nuove prospettive terapeutiche
Allo studio molecole «biologiche» per contrastare
il problema quando gli altri farmaci non sono in grado
Alla base delle malattie allergiche c’è un sistema di difesa dell’organismo che eccede nella reazione a sostanze estranee innocue, come pollini o nutrienti, di per sé da non prendere nemmeno in considerazione. Invece alcune cellule di difesa reagiscono attivando processi infiammatori e quelle manifestazioni allergiche, dannose soprattutto se non controllabili e ricorrenti. La continua attivazione di parte dei processi difensivi, “infiammazione” inclusa, è usurante per le cellule sane e alla lunga più dannosa dell’allergia stessa. Ecco allora che la ricerca medica si è concentrata negli anni su cure che evitino proprio l’attacco. In particolare nei bambini, sempre più numerosi nella schiera degli “iper-reattivi”, in particolare nell’asma allergico che alla lunga lascia cicatrici nei tessuti bronchiali. Individuare terapie efficaci ha un impatto non solo sulla qualità di vita del paziente, ma ha anche una ricaduta diretta sui costi a carico del servizio sanitario nazionale. Anche perché maggiore è la capacità di limitare le riacutizzazioni della malattia, minori saranno i costi correlati ai ricoveri.
Uno studio in fase di conclusione – se ne è parlato in un convegno a Napoli – ha dimostrato, nel trattamento dell’asma allergico grave, l’efficacia di un biofarmaco in grado di bloccare le immunoglobuline IgE, anticorpi tra i principali responsabili delle più diffuse malattie da ipersensibilità (allergie) che colpiscono la popolazione dei Paesi industrializzati. Omalizumab, così si chiama la molecola, ha mostrato la capacità di ridurre quel negativo “rimodellamento” (remodeling) delle vie aeree dovuto alla persistenza dell’infiammazione polmonare. Conseguenza di un asma allergico ricorrente e non ben controllabile con i farmaci normalmente adottati in questi casi. Il cortisone in primis.
«Nei pazienti asmatici allergici la costante infiammazione dei bronchi nel tempo causa una modifica strutturale degli stessi – spiega Giorgio Canonica, direttore della Clinica di Malattie Respiratorie e Allergologia dell’università di Genova –. Mentre uno studio da noi condotto ha permesso di evidenziare che, nei pazienti rispondenti al trattamento con omalizumab, si manifesta un’interruzione e reversione del processo infiammatorio, con una potenziale regressione della patologia. Fondamentale nei pazienti pediatrici dove il beneficio potrebbe essere significativo intervenendo nei primi stadi della patologia».
Aggiunge Eugenio Baraldi, pediatra dell’università di Padova e presidente della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri): «Asma grave è il termine utilizzato per descrivere una forma che non beneficia della consueta cura con steroidi per via inalatoria ad alte dosi. Per i bambini è fondamentale individuare un trattamento personalizzato con farmaci mirati in grado di controllare i meccanismi che innescano la malattia. E la terapia anti-IgE, disponibile anche per i bambini, è fra le raccomandate da un recentissimo documento congiunto delle Società pneumologiche americana ed europea (Ers-Ats), pubblicato poche settimane fa.
La ricerca in questo settore è ora concentrata nell’individuare biomarcatori che aiutino a caratterizzare da un punto di vista biologico le forme di asma grave e permettano quindi di guidare le cure”» La Simri, da parte sua, sta portando avanti il primo registro europeo basato su un archivio on-line per i bambini con asma grave che permetterà di mappare le loro caratteristiche.