Fecondazione assistita: “Serve nuovo impianto normativo modellato sulla realtà italiana”

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Fecondazione assistita: “Serve nuovo impianto normativo modellato sulla realtà italiana”

L’appello della SIFES dal Convegno sui 10 anni della legge 40

Roma, 24 febbraio 2014 – Si aprono nuove prospettive e più ampi margini d’azione in materia di fecondazione assistita, ora che, dieci anni e 28 sentenze dopo, la Legge 40/2004 è praticamente smantellata. Questo il tema del Convegno della Società Italiana di Fertilità e Sterilità e Medicina della Riproduzione (SIFES) in corso a Roma, promosso in occasione del Decennale della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge 40/2004.

“Vinta la battaglia contro gli incoerenti divieti creati dalla legge 40/2004 – ha affermato Andrea Borini, Presidente SIFES – è necessario agire per trovare una soluzione concreta ed efficace ai problemi che ci sono e a quelli che si presenteranno: lavorare a una nuova legge che sia modellata sulla realtà italiana. La Società Italiana di Fertilità e Sterilità è disponibile a contribuire quale interlocutore scientifico di riferimento nella Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) per raggiungere l’obiettivo di una nuova normativa condivisa e al passo coi tempi. E’ questo il messaggio del manifesto SIFES che presentiamo oggi”.
Andrea Borini
Presidente
SIFES

La legge 40/2004 si proponeva di mettere fine al cosiddetto ‘Far West Procreativo’ e ha invece dato una spinta al ‘turismo riproduttivo’. Si tratta di una Legge impoverita da dieci anni di divieti cancellati e obblighi caduti, quali il divieto di produrre più di tre embrioni, l’obbligo di trasferirli tutti in utero e il divieto di crioconservazione.

Legge 40/2004
Cosa è cambiato
Ma la battaglia è ancora aperta e vedrà la Corte Costituzionale pronunciarsi sugli ultimi capisaldi della Legge l’8 aprile: fecondazione eterologa, revoca del consenso e utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica.

Cosa resta
Su quest’ultimo tema, anche la Grande Camera della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo si esprimerà a breve: i giudici di Strasburgo hanno fissato al 18 giugno l’udienza pubblica per il ricorso presentato da una donna che ha perso il compagno e che chiede di donare alla ricerca i propri embrioni crioconservati da oltre 10 anni.

Prossima udienza della Corte Europea
Guardare al futuro è uno degli obiettivi da perseguire per mantenere l’eccellenza italiana nel campo della medicina della riproduzione. Secondo gli ultimissimi dati del Registro Nazionale della PMA, nel periodo 2005 – 2012 sono stati 655.075 i cicli di trattamento iniziati su 493.086 coppie trattate, 105.003 gravidanze ottenute e 79.028 bambini nati vivi, circa il 2% dei nati complessivamente in Italia.
I numeri degli 8 anni del Registro PMA

Passando dai 636 cicli offerti per milioni di abitanti nel 2005 agli oltre 1.000 cicli del 2011, l’Italia si attesta sulla media degli altri Paesi europei, con 11.933 bambini nati nel 2011 da tutte le tecniche di PMA, ovvero di I, II e III livello. I bambini nati dalle sole tecniche di II e III livello (Fivet, Gift, ICSI) sono stati 9.658, di cui 8.734 nati da tecniche a fresco, 666 da trattamenti con scongelamento di embrioni e 258 da cicli con scongelamento di ovociti.

In tema di crioconservazione ovocitaria, l’Italia è il paese che vanta l’eccellenza: dal 2005 al 2011 sono stati 1.670 i figli avuti grazie a tecniche di scongelamento ovocitario, numero che sale a 1.945 con gli ultimi dati forniti dal Registro PMA, che riporta altri 250 nati nel 2012. Prima dell’istituzione del Registro, i dati raccolti dall’ISS nel 2003/2004 riportavano appena 25 nati.

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