Polmoni “rinati” in laboratorio in Texas, grazie a cellule staminali
Usati i tessuti di due giovani morti in un incidente
Ma ci vorranno 12 anni prima di un trapianto sull’uomo
Polmoni ricostruiti in laboratorio grazie all’impiego di cellule staminali. È un altro passo storico nel campo della medicina rigenerativa quello compiuto dagli scienziati dell’ ospedale universitario di Galveston, in Texas. Joan Nichols, una ricercatrice che ha partecipato all’esperimento, spiega il lavoro fatto in laboratorio: due polmoni sono stati ricostruiti e sviluppati in un contenitore partendo dai tessuti polmonari di due ragazzini morti in incidenti stradali. Organi che erano troppo gravemente danneggiati per poter essere trapiantati.
TEMPI LUNGHI – La Nichols mette subito le mani avanti: avverte che la riproduzione di questi organi in laboratorio non potrà avere applicazioni mediche concrete prima di 10-12 anni. In primo luogo bisogna vedere se i polmoni così ricostruiti funzionano davvero, se hanno la capacità di ossigenare il sangue. Prima di essere trapiantati sull’uomo, questi organi verranno sperimentati sui maiali. I tessuti dei due bimbi morti in modo traumatico sono stati immersi insieme a delle cellule staminali in una vaschetta riempita con un liquido contenente le sostanze nutrienti che consentono all’organo di svilupparsi, con l’aiuto delle staminali. Dopo quattro settimane, dal contenitore è stato estratto il nuovo polmone.
PEZZI DI RICAMBIO – Niente di definitivo, certo, ma i progressi della medicina rigenerativa si susseguono, alimentando la speranza che entro non troppi anni si riescano a costruire organi artificiali in laboratorio: centri di ricerca medica che diventeranno vere e proprie fabbriche di pezzi di ricambio per il corpo umano. Del resto sperimentazioni sono già in corso per il fegato e la trachea.
In particolare, trachee sintetiche sono già state trapiantate su sette pazienti. Già in passato cellule staminali erano state utilizzate con successo per riparare le lesioni polmonari di alcuni pazienti. Ora il nuovo esperimento dà qualche speranza in più , anche se i 1600 americani che aspettano un trapianto di polmone, come detto, non verranno salvati dalla nuova tecnica messa a punto a Galveston.