Ridurre costi oncologia senza rischi per la salute del paziente – secondo il Lancet
Oggi gli oncologi hanno l’opportunità di ridurre gli elevati costi dell’assistenza e delle terapie oncologiche senza mettere a repentaglio la salute dei pazienti.
A stabilire sono gli esperti della John Hopkins University in un articolo pubblicato sulla rivista ‘The Lancet Oncology’. I ricercatori individuano tre principali fonti di costi elevati per il cancro e sostengono che gli specialisti possono incidere in maniera sostanziale: intervenendo sulle pratica clinica di routine, sulle cure per il fine vita, nell’uso della diagnostica per immagini e, aiutati dall’industria, nell’abbassare i prezzi dei farmaci.
“Dobbiamo trovare le migliori modalità per gestire i costi in modo efficace mantenendo però la stessa la qualità”, spiega Thomas Smith, docente di medicina palliativa e di oncologia della John Hopkins. Secondo Ronan Kelly, co-autore insime a Smith dell’articolo “l’invecchiamento della popolazione sta gonfiando il numero di nuovi casi di cancro e di conseguenza i costi di gestione. La priorità per gli oncologi dovrebbe essere proprio quella di cambiare i modelli di pratica clinica per cambiare rotta”.
Nell’articolo Smith e Kelly spiegano come le maggiori opportunità per ridurre i costi dell’assistenza e delle cure in modo sicuro ed etico non è quello di introdurre nuovi trattamenti chirurgici o innovative sperimentazioni cliniche, ma “di ridurre, ad esempio, i ricoveri nell’ultimo mese di vita del paziente – avvertono – perché la maggior parte delle persone preferisce trascorrere quelle giornate a casa con la famiglia, piuttosto che in un ospedale. Questo – chiosano – porterebbe ad un risparmio notevole per le strutture”.
Infine, Smith e Kelly sottolineano come il ricorso alla diagnostica ‘hi tech’, come la Pet, per rilevare la ricorrenza del cancro nei pazienti dopo i primi trattamenti, non è sempre la strada giusta. “Studi recenti – osservano – dimostrano che i tassi di guarigione sono altrettanto buoni quando le recidive sono scovate attraverso altri esami meno costosi”. Un bel segnale sarebbe anche quello di “convincere l’industria ad abbassare i prezzi dei farmaci oncologici – concludono – una delle voci di spesa più elevate per gli ospedali”.