Rischio cardiovascolare alto se nella coppia manca empatia e sostegno

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Rischio cardiovascolare alto se nella coppia manca empatia e sostegno

La salute cardiovascolare e il rischio di eventi cardiaci come infarto, ictus e altri ancora pare siano strettamente legati al sostegno emotivo e sociale che vi è in una coppia: se i partner non si sostengono, o lo fanno a intermittenza, il rischio è più alto

Se nella coppia non c’è sostegno emotivo o morale pare aumenti il rischio di problemi cardiovascolari.

Nelle coppie di fatto spesso si litiga, non c’è solidarietà. Questa solidarietà, che dovrebbe essere reciproca, spesso però viene a mancare. In molti casi la mancanza di sostegno avviene da parte sia di lui che di lei, ma può anche capitare che sia solo uno dei due partner a non essere di sostegno all’altro, magari facendo delle pressioni psicologiche o morali per le questioni più disparate. In tutti questi casi a soffrirne non è soltanto il morale, ma anche e soprattutto il cuore, dimostrando che la salute del cuore è collegata proprio alle questioni di cuore.

Rapporti problematici promuovono dunque una salute cardiovascolare altrettanto problematica. Ecco quanto scoperto dai ricercatori dell’Università dello Utah che hanno analizzato il link tra salute cardiovascolare e il sostegno tra i coniugi. Nello studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Psychological Science – una rivista della Association for Psychological Science – si è trovato che quando entrambi i partner percepiscono il sostegno che ricevono a vicenda come ambivalente, ossia a volte positivo e a volte invece negativo, presentava una significativa e particolarmente elevata calcificazione delle arterie (CAC).

«Vi è un ampio corpo di ricerca epidemiologica che suggerisce che i nostri rapporti sono predittori della mortalità , soprattutto per malattie cardiovascolari – spiega il dott. Bert Uchino, principale autore dello studio – Ma la maggior parte del lavoro preliminare ha ignorato il fatto che molte relazioni sono caratterizzate da aspetti sia positivi che negativi: in altre parole, da ambivalenza».

Il dottor Uchino insieme ai colleghi Timothy Smith e Cynthia Berg hanno coinvolto 136 coppie di adulti con un’età media di 63 anni che dovevano compilare un questionario al fine di misurare la qualità del matrimonio in generale, così come il sostegno percepito dal coniuge. Nello specifico, i partecipanti dovevano indicare quanto utile o sconcertante si dimostrasse il coniuge durante i periodi in cui avevano bisogno di supporto, consulenza o di un favore.
I risultati hanno rivelato che circa il 30% delle persone hanno visto il loro partner capace di fornire un sostegno positivo, mentre il 70% hanno sentito il proprio partner come ambivalente: a volte utile, a volte sconcertante.

Per stabilire se e quanto vi fosse un nesso tra il sostegno tra i partner e la salute cardiovascolare, i ricercatori hanno utilizzato uno scanner per verificare il grado di calcificazione delle arterie coronarie dei partecipanti. Le analisi hanno mostrato che i livelli di CAC erano più alti quando entrambi i partner nel rapporto hanno visto l’altro come ambivalente. Quando invece era solo uno dei due partner a sentirsi in questo modo, il rischio era significativamente inferiore.
L’effetto poi era indipendente dal genere sessuale di appartenenza, ossia i risultati erano validi sia per i mariti che per le mogli.

Ciò che non è emerso con chiarezza è perché il rischio fosse più elevato quando erano entrambi i coniugi a sentire di non avere il giusto sostegno nel rapporto. Tuttavia, è emerso che in questi casi cambiava il comportamento nei confronti delle altre persone.
Anche la durata del matrimonio non era significativa in termini di salute cardiovascolare, così come la soddisfazione coniugale in generale, ma erano proprio gli aspetti positivi o negativi del sostegno a influire maggiormente.

«I risultati suggeriscono che le coppie che vedono il rapporto maggiormente ambivalente di ogni altro interagiscono attivamente o processano le informazioni sul rapporto in modi che aumentano il loro stress o minano il potenziale di sostegno nel rapporto – ha sottolineato Uchino – Questo, a sua volta, può influenzare il loro rischio di malattia cardiovascolare».

Sebbene lo studio non dimostri con certezza che vi è una correlazione tra un rapporto ambivalente e i livelli di calcificazione delle arterie, poiché i partecipanti non sono stati seguiti nel tempo in modo da valutare gli effetti sul lungo termine, i ricercatori ritengono che i risultati forniscano la prova iniziale necessaria per promuovere studi longitudinali sul sostegno nelle relazioni e la salute cardiovascolare.

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