Patologie intestinali: un nuovo test in grado di scovarle

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Un nuovo metodo per rilevare la presenza di diverse malattie intestinali analizzando i campioni di feci e’ stato sviluppato da un team di ricercatori della University of the West of England, della Bristol Royal Infirmary e della University of Liverpool.

La tecnica funziona analizzando i composti chimici presenti nei campioni ed e’ uno strumento economico, accurato e piu’ veloce per diagnosticare malattie fino a ora molto difficili da distinguere. I risultati preliminari del test sono stati pubblicati sul ‘Journal of Breath Research’. cellule_intestinoDati che dimostrano che i pazienti affetti sia da malattie infiammatorie intestinali sia da sindrome del colon irritabile possono essere distinti gli uni dagli altri con una precisione complessiva del 76 per cento, basandosi sull’analisi dei composti organici volatili emessi dai campioni di feci che agiscono come indicatore delle condizioni del tratto gastrointestinale, fornendo un profilo unico delle diverse patologie. Le malattie infiammatorie intestinali (IBD), la sindrome del colon irritabile (IBS) e altre patologie intestinali come il cancro al colon presentano sintomi molto simili che rendono la diagnosi definitiva molto complessa. Il gruppo delle IBD e’ di solito diagnosticato attraverso endoscopia e test istologici, entrambi invasivi e costosi con rischi associati per il paziente. L’IBS, disfunzione funzionale del tratto digestivo senza causa nota, e’ spesso diagnosticata per esclusione di malattie piu’ gravi.

La nuova tecnica combina un gascromatografo a un sensore di ossido di metallo con un software addestrato per riconoscere i diversi composti. Il sistema ha permesso di distinguere i casi di IBD da quelli di IBS con una precisione del settantanove per cento mentre si e’ fermato al 54 per cento quando si e’ trattato di distinguere gli affetti da IBS dagli individui sani. La spiegazione potrebbe essere nel fatto che la sindrome del colon irritabile e’ un disturbo funzionale piu’ che strutturale che non produce variazioni significative nei composti organici volatili. Lo studio e’ stato descritto sul Journal of Breath Research.

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