Al Congresso europeo di Radioterapia a Vienna presentate quattro ricerche della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso

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logo_fondazioneNell’ambito del Congresso Europeo di Radioterapia (ESTRO 33) che si è chiuso ieri, martedì 8 aprile a Vienna, sono state presentate quattro ricerche sviluppate dalle Unità Operative di Radioterapia, Fisica Sanitaria e Oncologia Generale della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso. Il Congresso, che si tiene annualmente, rappresenta la più importante occasione di confronto tra i più autorevoli esperti in Radioterapia e Fisica applicata in Medicina a livello europeo.

Il Professor Alessio Morganti, direttore della Unità Operativa di Radioterapia, ha presentato i risultati di uno studio riguardante l’efficacia di una terapia basata sull’utilizzo di basse dosi di radiazioni in combinazione con uno schema chemioterapico (FOLFIRI-bevacizumab) nei pazienti affetti da tumori del colon-retto metastatici. Lo studio aveva l’obbiettivo di valutare la possibilità di incrementare il tasso di risposte complete al trattamento, che con la sola terapia farmacologica non supera il 5%. Sorprendentemente, nelle sedi irradiate il tasso di risposte è stato del 39%, senza che l’aggiunta della radioterapia, grazie all’uso di dosi bassissime, abbia incrementato gli effetti collaterali. Questi risultati, resi possibili dall’impegno della dottoressa Mignogna e del dottor Picardi, sembrano aprire nuove prospettive nella cura di questa neoplasia così frequente anche nel territorio molisano.

La dottoressa Gabriella Macchia ha presentato uno studio riguardante l’utilizzo della tecnica VMAT nel campo della radiochirurgia per pazienti con recidive/metastasi da neoplasie mammarie o ginecologiche. Questa metodica, implementata presso la Fondazione dal fisico dottor Savino Cilla, permette di concentrare nello spazio e nel tempo elevatissime dosi di radiazioni, in grado di distruggere in pochissimi minuti sia tumori che metastasi in varie sedi. Tale studio, che ha visto l’arruolamento di 24 pazienti, costituisce una delle prime esperienze a livello internazionale nell’applicazione di questa tecnica.  La tossicità è stata molto modesta e assolutamente accettabile, inoltre è stata evidenziata una risposta clinica in più di 7 casi su 10. Pertanto la radiochirurgia con tecnica VMAT può considerarsi una tecnica estremamente promettente in oncologia ginecologica.

Il Dottor Savino Cilla ha presentato due studi riguardanti l’impatto nella pratica clinica di nuove tecnologie radioterapiche e di nuovi strumenti di controllo del trattamento. Il primo studio ha valutato come l’introduzione di nuovi e più accurati algoritmi nella pianificazione del trattamento, basati su rigorosi modelli fisici di simulazione dell’interazione radiazione-materia,  fornisce una più realistica distribuzione della dose nel tumore e nei tessuti irradiati. Va ricordato che l’erogazione della dose al tumore in radioterapia deve essere il più preciso possibile poiché già incertezze dell’ordine del 5-10 % potrebbero vanificare completamente la terapia. Questo aspetto è particolarmente importante dato che il processo di pianificazione del trattamento in radioterapia è un processo “virtuale”, cioè in essa i fasci di radiazione necessari a erogare la dose tumoricida vengono simulati da macchine radianti “virtuali” su una gemello virtuale “radiologico” del paziente vero. Il secondo studio ha mostrato la possibilità di utilizzare nella routine clinica radioterapica un insieme di strumenti statistici di controllo, mutuati dalla ingegneria industriale, e chiamati Controllo Statistico di Processo, CSP. Ogni anno più della metà dei pazienti oncologici si sottopone a radioterapia e il loro numero cresce continuamente man mano che l’innovazione tecnologica consente terapie più mirate ed efficaci. Proprio a causa del suo essere sempre più ‘intelligente’, la radioterapia, oggi, è una procedura molto complessa che utilizza tecnologie estremamente avanzate e necessita del coinvolgimento di diverse figure professionali (medici, fisici, tecnici, infermieri). “Dall’inizio della nostra attività qui a Campobasso – spiega il professor Morganti – grazie alla quotidiana e attenta supervisione del dottor Deodato, responsabile della Qualità del nostro servizio, abbiamo implementato ogni attività e ogni azione che avesse come obbiettivo la rilevazione di errori anche minimi in ambito radioterapico, con lo scopo di avviare rimedi immediati ed evitare ogni tipo di inaccuratezza nella terapia del paziente. L’applicazione di questa strategia CSP consente di studiare la variabilità di tutti i fenomeni ed il monitoraggio dei processi associati al trattamento radioterapico e di prendere decisioni sulla natura di dette variazioni, di stabilire cioè, con rischi prefissati di errore, se esse possono attribuirsi al caso oppure a cause esattamente individuabili. Il risultato atteso è il miglioramento continuo della qualità del trattamento e l’individuazione istantanea di ogni anomalia di processo”.

“Siamo molto soddisfatti dell’accoglienza che il congresso ESTRO ha voluto riservare alle nostre ricerche”, prosegue il Professor Morganti. “Dobbiamo ringraziare di questo risultato” ha aggiunto “la quotidiana collaborazione con i colleghi e con tutto il personale sanitario della Fondazione e, sempre di più, il sostanziale contributo di amicizia ed integrazione operativa dei colleghi delle altre strutture ospedaliere della nostra Regione”.

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