Cellule staminali per riparare il cuore: analisi delle terapie

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Cellule staminali per riparare il cuore: analisi delle terapie

Mentre si moltiplicano le sperimentazioni sulle terapie a base di staminali, un’analisi pubblicata su ‘The Cochrane Library’ promuove con riserva queste terapie per ‘riparare’ il cuore danneggiato.

Secondo lo studio, che ha esaminato i dati di 23 trial randomizzati e controllati, le terapie sperimentali a base di staminali funzionano come complemento ai trattamenti standard, riducendo potenzialmente il numero di decessi per cardiopatia ischemica cronica e insufficienza cardiaca congestizia a un anno di distanza. Ma i dati sono ancora troppo poco numerosi per poter trarre conclusioni definitive.    Prelevare staminali dal midollo di un paziente per reiniettarle nel suo cuore danneggiato sembra comunque essersi rivelato un sistema efficace per trattare le cardiopatie. La revisione utilizza i dati di 1.255 persone, coinvolte in diversi trial in cui tutti i partecipanti avevano ricevuto di base un trattamento standard. In alcuni casi era stata ‘abbinata’ la terapia cellulare, in altri un placebo. Ebbene, rispetto alla terapia standard da sola o con placebo, la cura con staminali (utilizzando cellule del midollo) ha provocato un minor numero di decessi per malattie cardiache e insufficienza cardiaca, riducendo anche il rischio di un nuovo ricovero e migliorando la funzione cardiaca.

I ricercatori avvertono pero’ che sono tuttora in corso studi molto piu’ ampi, i cui risultati potranno consentire maggiori certezze circa gli effetti delle cure con staminali. Si tratta comunque, secondo Enca Martin-Rendon del Cochrane Heart Review Group, “di una dimostrazione incoraggiante che la terapia con cellule staminali ha benefici per i pazienti con malattie cardiache”.
“Tuttavia – avverte – si tratta di dati generati da piccoli studi. E’ difficile arrivare a conclusioni concrete fino a che non si siano conclusi vasti trial clinici che guardano agli effetti a lungo termine”. Ma cosa e’ emerso dalla revisione? Se entro il primo anno dalla terapia non ci sono stati evidenti benefici legati alle staminali rispetto al solo trattamento standard, quando sono stati esaminati i dati a lungo termine – dopo 12 mesi – si e’ visto che circa il 3% delle persone trattate con le proprie staminali era morto, contro il 15% dei pazienti nei gruppi di controllo.

I ricoveri ospedalieri sono stati ridotti a 2 persone su 100 nel primo caso rispetto a 9 su 100 nel gruppo di controllo, e gli effetti avversi delle cure con staminali ‘salva-cuore’ sono risultati rari. “Non e’ chiaro quali tipi di cellule staminali vadano meglio o perche’ le terapie sembrano funzionare per alcune persone, ma non per altre. Dobbiamo ancora scoprire cosa c’e’ di diverso nelle persone che non rispondono a questi trattamenti”, per adattare le terapie, “in modo che funzionino ancora meglio”, sottolinea Martin-Rendon. “Questa revisione dovrebbe contribuire ad aumentare la consapevolezza del potenziale della terapia con staminali – evidenzia David Tovey della Cochrane – ma dimostra anche l’importanza di riconoscere l’incertezza dei primi risultati e la necessita’ di ulteriori ricerche”.

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