HTA nel dolore muscoloscheletrico: il tapentadolo è la soluzione terapeutica ottimale
Milano, 14 Aprile 2014 – Nel trattamento del dolore muscoloscheletrico, il tapentadolo rappresenta l’opzione farmacologica ottimale dal punto di vista dell’efficacia terapeutica, della riduzione degli effetti collaterali e della sostenibilità economica del percorso di cura.Lo ha rilevato un’analisi di costi-efficacia condotta, con il metodo dell’Health Technology Assessment (HTA), dalla professoressa Flaminia Coluzzi dell’Università La Sapienza e dal professor Matteo Ruggeri dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Lo studio è stato pubblicato a marzo sulla rivista britannica Current Medical Research and Opinion (titolo del lavoro: “Clinical and economic evaluation of tapentadol extended release and oxycodone/naloxone estende release in comparison with controlled release oxycodone in musculoskeletal pain”).
L’indagine propone un duplice confronto, del trattamento con tapentadolo a rilascio prolungato e del trattamento con ossicodone/naloxone a rilascio prolungato, rispetto alla terapia con ossicodone a rilascio controllato. L’analisi, in particolare, ha preso in esame 3 trial controllati randomizzati per ciascuna delle terapie considerate, per un totale di 1.556 pazienti trattati con tapentadolo e 443 pazienti trattati con l’associazione ossicodone/naloxone. Entrambe le terapie farmacologiche hanno evidenziato un significativo vantaggio clinico rispetto al farmaco comparatore (l’ossicodone), ma il tapentadolo ha mostrato un maggior tasso di riduzione del rischio di interruzione della terapia, nonché una minor incidenza degli effetti collaterali nausea e vomito. I due farmaci, invece, sono risultati sovrapponibili quanto alle capacità di abbattere i rischi di costipazione.
Sul fronte farmaco-economico, sia il tapentadolo che l’ossicodone/naloxone sono risultati costo-efficaci a confronto con l’ossicodone, ma il tapentadolo ha fatto registrare le performance migliori, perché è risultato meno costoso e ha prodotto un considerevole beneficio in termini di QALY nel 65% dei casi. “Il maggior impatto positivo del tapentadolo, dal punto di vista del rapporto costo-efficacia – si legge nell’abstarct dell’articolo scientifico – è probabilmente dovuto al prezzo e alla minore incidenza degli effetti avversi e del tasso d’interruzione della terapia, fattori che hanno dato luogo a un maggior vantaggio economico”.
“I dati di efficacia e di tollerabilità reperiti nella letteratura scientifica – spiega il professor Matteo Ruggeri, docente di Economia Sanitaria presso l’Alta Scuola in Economia e Gestione dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e coautore dello studio – sono stati messi a sistema all’interno di un modello decisionale di proiezione statistica, e poi, in base alla tecnica dell’Health Techology Assessment, combinati sia con i costi diretti dei trattamenti, sia con quelli indiretti dovuti agli effetti collaterali, ma anche con i costi sostenuti per le procedure diagnostiche, le visite e le ospedalizzazioni: in sostanza, com’è nella logica dell’HTA, le evidenze cliniche sono state messe a sistema con tutte le voci di costo, intrinseche ed estrinseche, dirette e indirette, ricollegabili al dolore muscoloscheletrico, alla sua diagnosi e al suo trattamento. In questo modo abbiamo creato un unico strumento decisionale onnicomprensivo. Ciò ci ha consentito di valutare, nel modo più significativo possibile, il rapporto fra costo e utilità, sia del tapentadolo che della combinazione ossicodone/naloxone, rispetto all’ossicodone. Il risultato – prosegue Ruggeri – è che a fronte di un sensibile miglioramento della qualità di vita dei pazienti, garantito da entrambe le terapie, il tapentadolo genera anche risparmi. Per ciascun paziente si è registrata una minor spesa di circa 310 euro. Infatti, benché il prezzo di questo farmaco sia più alto rispetto a quello dell’ossicodone, i suoi benefici sono più che compensativi dei maggiori costi che, viceversa, si sarebbero dovuti sostenere a causa degli effetti collaterali generati dall’ossicodone, come nausea, costipazione, vomito ed effetti sul sistema nervoso centrale. Si tratta di effetti collaterali notevoli, che a volte sfociano in accessi al Pronto Soccorso e ospedalizzazioni, dando luogo, anche sul piano economico, a sensibili costi aggiuntivi. Inoltre, a causa di questi effetti collaterali, il paziente è non di rado costretto a interrompere la terapia, con ulteriori aggravi in termini di peggioramento della qualità della vita, ma anche di probabili nuovi accessi in ospedale e viste mediche supplementari, dovute proprio all’esacerbazione del dolore. Si può dire quindi che l’efficienza economica del tapentadolo è legata alla sua efficacia e alla sua tollerabilità, caratteristiche che incidono positivamente sulla qualità della vita dei pazienti, e che in più evitano l’innescarsi del costoso circolo vizioso al quale danno luogo farmaci meno efficaci e meno tollerabili. La stessa affermazione può ripetersi per la combinazione ossicodone/naloxone, che si è rivelata una strategia terapeutica valida dal punto di vista dell’efficacia, ma comporta un extracosto rispetto all’ossicodone”.
Gli esiti dell’indagine di HTA su tapentadolo e ossicodone/naloxone formano oggetto di una campagna di formazione e informazione itinerante, supportata da Grünenthal Italia, che ha come obiettivo quello di sensibilizzare i professionisti sanitari sull’importanza dell’analisi propria dell’HTA nell’approccio alle decisioni strategiche in campo sanitario. “Al di là delle performance della singola soluzione terapeutica – aggiunge Ruggeri – la campagna di formazione mira a comunicare a tutti i professionisti della salute il rilievo imprescindibile di una valutazione complessiva, a 360 gradi, di tutti i benefici e di tutti i costi ai quali può dar luogo la decisione su un approccio terapeutico. Si tratta di scelte i cui effetti si moltiplicano nel caso della cura delle cronicità, ragion per cui gli strumenti più adeguati – quali appunto l’approccio valutativo dell’HTA – devono essere rapidamente diffusi e devono trovare applicazione nella pratica quotidiana di medici e decisori. I benefici di questo sforzo sono così significativi che possono avere ricadute considerevoli sull’organizzazione del sistema sanitario nel suo complesso”.
La campagna di sensibilizzazione – dal titolo “HTA tra innovazione e gestione del dolore cronico” – ha preso avvio il 21 marzo ad Ancona e si chiuderà il 20 giugno a Torino, dopo aver toccato Firenze (10 aprile), Roma (15 maggio) e Verona (5 giugno).
Il Gruppo Grünenthal è un’organizzazione indipendente, a conduzione familiare a carattere internazionale di ricerca farmaceutica con sede ad Aquisgrana, in Germania. Forte della sua posizione unica nel trattamento del dolore, ha come obiettivo quello di diventare l’azienda leader nell’innovazione terapeutica mantenendo sempre al centro le esigenze del paziente. Complessivamente, il Gruppo Grünenthal ha filiali in 25 paesi in tutto il mondo. Grünenthal è una delle cinque compagnie in Germania che ancora investe in progetti di ricerca e sviluppo. Questi investimenti rappresentano circa il 27% del fatturato del 2013. La strategia di ricerca e sviluppo in Grünenthal si concentra su aree terapeutiche selezionate e su tecnologie all’avanguardia. Grünenthal si focalizza principalmente sulla ricerca di nuovi trattamenti per il dolore, più efficaci e con sempre meno effetti collaterali. I prodotti Grünenthal sono venduti in oltre 155 paesi e circa. 4.400 sono i dipendenti che lavorano per il Gruppo a livello globale. Nel 2013, Grünenthal ha raggiunto un fatturato di circa 901 milioni di €. Per maggiori informazioni: www.grunenthal.com.