Cibo-spazzatura, o junk food, motivo di contesa politica negli USA
Lo scontro politico, e ideologico, tra repubblicani e democratici passa anche attraverso la tavola, anzi le mense scolastiche.
La maggioranza repubblicana alla Camera ha infatti approvato, in Commissione, una misura per esentare le scuole pubbliche dal rispetto delle nuove regole in materia di alimentazione, varate dall’amministrazione nel 2010, nell’ambito della crociata salutista di Michelle Obama, per offrire ai bambini più frutta e verdura fresche e cibo non confezionato. E meno patatine e pizza surgelata.
Una mossa, affermano i repubblicani che hanno votato la misura, che intende essere uno schiaffo all’attivismo della first lady nella campagna contro l’obesità infantile, dettata dalle proteste e dalle lamentele che arrivano da studenti e famiglie poco entusiasti di questi cibi sani.
“Non possiamo costringere i ragazzi a mangiare quello che non vogliono. Molte famiglie degli Stati sud-occidentali non accettano l’idea di una tortilla di farina integrale”, afferma Lyman Grahman, direttore del settore mensa delle scuole del New Mexico, raccontando come queste tortillas siano state tutte lasciate dagli studenti.
“La scuola non può cambiare le preferenze alimentari – aggiunge, con una filosofia praticamente opposta a quella educativa della first lady – e con i costi di produzione sempre più alti, non ci possiamo permettere di buttare tutto nella spazzatura”. Anche da altri Stati, soprattutto dell’America ‘profonda’, arrivano notizie di ribellioni di studenti di fronte alla nuova dieta salutista: “Soprattutto i ragazzi più grandi sanno quello che vogliono e semplicemente non vogliono frutta e verdura ogni giorno”, afferma un’altra responsabile scolastica dell’Arkansas.
In realtà, dietro all’offensiva repubblicana in favore del junk food nelle scuole vi sono anche gli interessi di lobby importanti, quelle dell’industria alimentare che vende alle scuole pizza, patatine surgelate e altro cibo confezionato. E così hanno convinto la School Nutrition Association, importante lobby di Washington, a cambiare repetinamente posizione, abbandonando la collaborazione con la Obama nella campagna salutista, per andare invece a cercare aiuto al Congresso. Un cambio di rotta che ha sorpreso e preoccupato la Casa Bianca.
La misura, che Michele nei giorni scorsi ha attaccato come una vera e propria presa di posizione in favore del junk food, approvata in Commissione è quindi un primo risultato, ma ora dovrà essere valutata da Camera e Senato. Intanto, agli esempi delle scuole che protestano per il cibo sano, la Obama ha presentato nei giorni scorsi le storie ben diverse provenienti da distretti scolastici, non solo quelli cittadini di New York e Los Angeles, dove è scontata una maggiore consapevolezza riguardo alla qualità del cibo, ma anche di un distretto rurale della Georgia, con un alta percentuale di studenti poveri.
La direttrice dei servizi di mensa del distretto, Donna Martin, ha ammesso che all’inizio è stato difficile, soprattutto togliere dal menù il pollo fritto, praticamente il piatto nazionale nel Sud, ma che ora i ragazzi sono contenti di mangiare insalata e frutta. E per quanto riguarda il pollo, “ora abbiamo un pollo al forno alle erbe che i ragazzi adorano”, come le patate al forno, i cereali integrali e prodotti localmente per la colazione.