Onde d’urto e cellule staminali per la rigenerazione dei tessuti
Onde d’urto per rigenerare i tessuti danneggiati da ulcere, piaghe o ferite, stimolare alla guarigione le fratture ‘difficili’, intervenire sui tendini ‘sfilacciati’. Le nuove frontiere di questa metodica non invasiva e priva di effetti collaterali saranno protagoniste di un convegno internazionale in programma da domani 26 giugno fino al 28, nel Centro congressi dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano.
I medici ricorrono alle onde d’urto per riattivare i processi di autoriparazione dell’organismo. La tecnica viene usata per le malattie dell’osso: per esempio per trattare fratture che non guariscono (pseudoartrosi e ritardi di consolidazione). Ma vi si ricorre anche per le malattie vascolari dell’osso come le osteonecrosi, e le patologie dei tessuti molli (tendini, legamenti, pelle, muscoli, piaghe, ferite e cellulite). In occasione del convegno si riuniranno a Milano centinaia di ortopedici, fisiatri, chirurghi plastici ed altri specialisti coinvolti nel settore, ma anche ricercatori di base, provenienti da ogni parte del mondo.
“Il nostro organismo – spiega Cristina D’Agostino, responsabile del Servizio di terapia onde d’urto dell’Humanitas e presidente della Società internazionale di terapia onde d’urto (Ismst) – è già geneticamente predisposto a riparare i tessuti. La stimolazione di alcune cellule, le staminali, incaricate di rigenerare i tessuti lesi, attiva segnali che partono dalla periferia e raggiungono il cervello mettendo in moto meccanismi di riparazione. La vera novità in questo campo è l’osservazione e la dimostrazione scientifica di come una stimolazione meccanica (quale l’onda d’urto) possa produrre effetti biologici utili in ambito terapeutico”. Nella scienza e metafisica, aggiunge l’ortopedico cileno Manuel Branes, fra i protagonisti del convegno, “dai tempi di Ermete Trismegisto fino ai nostri giorni, vi è evidenza che la stimolazione meccanica è alla base della vita, dell’evoluzione e dei processi che regolano la sopravvivenza degli esseri viventi.
Si è passati dai microrganismi all’uomo per variazione di pressione atmosferica. Il nostro organismo si è evoluto dal punto di vista filogenetico sotto l’influenza della stimolazione meccanica”.
Durante il meeting milanese verrà presentato anche uno studio sulla stimolazione, attraverso le onde d’urto, dei macrofagi, cellule del sistema immunitario con un ruolo chiave nei processi di riparazione e rigenerazione. Non tutti i tessuti possono essere riparati con una vera e propria rigenerazione, per alcuni il processo avviene con la formazione di fibrosi, con tessuto connettivo e non tessuto originario, per via di un’infiammazione troppo forte. Grazie alle onde d’urto sembrerebbe possibile indirizzare i macrofagi verso una corretta riparazione-rigenerazione, evitando o comunque riducendo la formazione della fibrosi.
“Quando si espongono i macrofagi alla stimolazione con onde d’urto – spiega Massimo Locati, docente dell’università Statale di Milano e responsabile del Laboratorio di biologia dei leucociti dell’Humanitas, fra gli autori dello studio – si attivano in questa cellula delle proprietà biologiche che agiscono sull’organo danneggiato attenuando la componente infiammatoria e facilitando la riparazione del tessuto. Ad esempio se attivati in maniera efficace i macrofagi potrebbero contribuire al rimodellamento delle cicatrici retratte, con effetti positivi sia funzionali che estetici”.
Le onde d’urto sono onde acustiche (energia fisica), che quotidianamente si producono nel nostro mondo e nell’universo, correlate con alcuni fenomeni naturali: il tuono del temporale, lo scoppio di un proiettile, il boato di un aereo che vola a velocità supersonica, la rotazione vorticosa dell’elica di una nave o anche l’implosione di una supernova. Solo a partire dalla Seconda guerra mondiale, il riscontro di lesioni al polmone nei marinai in servizio nei sottomarini, dopo esplosione di bombe di profondità, suscitò l’interesse dei ricercatori; la causa fu individuata proprio nelle onde d’urto che si generavano in mare da quelle esplosioni. Così si pensò al possibile utilizzo a scopo terapeutico. Le prime applicazioni in medicina furono in campo urologico, agli inizi degli anni novanta, e ancora oggi le onde d’urto vengono utilizzate per la cura della calcolosi renale.