Osteoporosi: per 3 donne su 5 vitamina D utile per la prevenzione. Ma in poche la assumono
Invecchiamento e menopausa riconosciuti come i principali fattori che possono contribuire all’insorgenza dell’osteoporosi. Ancora limitata l’assunzione della vitamina D per la prevenzione della patologia. I risultati di un’indagine condotta da O.N.Da su 600 donne italiane.
Milano, 23 giugno 2014 –Oltre la metà delle donne (52%) considera l’osteoporosi una patologia grave: nonostante questo, solo il 25% delle intervistate si sente personalmente esposta al rischio di svilupparla. Per oltre 8 donne su 10 l’avanzare dell’età e la menopausa sono ritenuti le principali cause dello sviluppo della malattia; altri fattori importanti che possono contribuire all’insorgenza della patologia sono legati a uno scorretto stile di vita (segnalato dal 76% del campione), caratterizzato da un’alimentazione sbagliata, poca attività fisica e abuso di fumo e alcol, alla familiarità (68%) e alla mancanza di sostanze necessarie per l’organismo (58%). Sul fronte della prevenzione e della terapia, solo 1 intervistata su 10 assume la vitamina D, nonostante il 58% riconosca l’importanza di questa sostanza per favorire la salute delle ossa.
Questi alcuni dei risultati di un’indagine dell’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da), condotta, grazie al contributo di Abiogen Pharma, su un campione di 600 donne italiane di età compresa fra i 35 e i 65 anni.
Poiché l’osteoporosi è considerata una malattia tipica dell’anzianità e della menopausa, anche la sua prevenzione è rinviata all’età adulta: solo il 31% delle donne, infatti, ritiene sia importante attuare comportamenti preventivi già durante l’infanzia e l’adolescenza, periodi in cui l’accumulo di calcio è cruciale per un corretto sviluppo delle ossa.
Dai risultati della survey emerge come il fattore cardine della prevenzione sia rappresentato soprattutto dall’adozione di uno stile di vita sano (dieta corretta e attività fisica) e dall’assunzione di calcio.
Solo il 12% delle donne interessate dall’indagine, invece, fa uso della vitamina D a scopo preventivo o come cura, sebbene circa 3 su 5 la consideri una sostanza necessaria per la prevenzione della malattia. Tra coloro che soffrono di osteoporosi (16% del campione intervistato), viene assunta prevalentemente in associazione alla terapia di base, su consiglio del medico di medicina generale, che risulta esserne il principale prescrittore (43%), seguito dal reumatologo (18%) e dall’ortopedico (17%).
“L’osteoporosi – spiega la Presidente di O.N.Da, la dottoressa Francesca Merzagora – è una patologia a largo impatto sociale, con diverse e comprovate conseguenze negative di matrice sanitaria, sociale ed economica, spesso sottovalutata e affrontata con grave ritardo. Si tratta, infatti, di una malattia silenziosa, che può progredire per diversi anni fino a quando viene confermata la diagnosi o finché non avviene una frattura. È un tema di cui tutte le donne hanno sentito parlare, ma su cui solo il 29% si sente ben informata. Tale informazione deriva perlopiù da canali non scientifici, primi fra tutti i mass media (55%) e il passaparola (45%); al terzo posto figura la classe medica, in particolare il medico di famiglia (35%). Risulta fondamentale aumentare le attività di sensibilizzazione rivolte alla popolazione sulle possibilità di prevenire questa patologia con un corretto stile di vita e assumendo le giuste quantità di calcio e vitamina D. In quest’ottica, O.N.Da organizza ogni anno, in occasione della giornata mondiale dedicata all’osteoporosi, un’H-Open Day, in collaborazione con gli ospedali italiani premiati con i nostri Bollini Rosa, con l’obiettivo di offrire alle donne consulenze ed esami gratuiti”.
“Oggi sentiamo spesso parlare di vitamina D, che pare essere diventata una sorta di panacea universale che guarisce tutto” – afferma Maria Luisa Brandi, Professore Ordinario di Endocrinologia dell’Università di Firenze. “Ma dall’indagine effettuata da O.N.Da pare che anche tra coloro che dovrebbero essere più informate, le donne in età menopausale, esistono gap nella conoscenza del ruolo che questo ormone calciotropo ha nel preservare la salute ossea. È auspicabile un’informazione scientifica e non sensazionalistica su un ormone, che esplica la sua funzione endocrina sull’assorbimento intestinale di calcio e le cui dosi raccomandate giornaliere sono basate sulla suddetta funzione fisiologica”.