Pancreas artificiale: contro il diabete, nuova meta della medicina rigenerativa

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Medicina ‘rigenerativa’ nuova concreta speranza della ricerca, col potenziale immenso di rivoluzionare la cura della maggior parte della malattie.

A partire dal diabete. Se ne discute a Bologna dove fino a domani e’ in corso il COngresso della Societa’ Italiana di Diabetologia -SID. La medicina rigenerativa ha consentito finora di produrre piccoli organi artificiali, come vasi sanguigni, vescica, vie aeree (trachea), vagina, uretra. E ad oggi, oltre 200 pazienti sono stati trattati con questi organi ‘artificiali’. In ambito diabetologico, sta cercando di produrre un pancreas artificiale in miniatura, ingegnerizzato a partire dalle cellule del paziente stesso.      Fra i protagonisti della ricerca in questo campo, ci sono molti ‘cervelli’ italiani, che lavorano sia in Italia, che all’estero, come Giuseppe Orlando, trapiantologo e ricercatore presso la Wake Forest University, tempio della medicina rigenerativa.

Il diabete ha raggiunto ormai proporzioni pandemiche; basti pensare che solo negli Usa, il costo del trattamento di questa condizione ammonta a 240 miliardi di dollari l’anno, in pratica il Pil di un piccolo stato. Il diabete oggi puo’ per fortuna contare su terapie molto efficaci, ma non perfette. Il modo ideale di trattare questa malattia sarebbe appunto quello di sostituire l’organo malato, con un trapianto di pancreas, una sorta di pezzo di ricambio.

”Ma questo trattamento, pur essendo straordinariamente efficace – spiega Orlando – puo’ essere offerto solo ad alcuni pazienti, in ragione dell’estrema difficolta’ tecnico-chirurgica, delle pesanti complicanze della terapia anti-rigetto e naturalmente dei costi”. Tre sono i possibili approcci alla bioingegnerizzazione degli organi: cellule staminali, biologia dello sviluppo, matrici extracellulari. ”Nel caso delle cellule staminali – spiega il professor Orlando – sfruttiamo la loro capacita’ di generare cellule specifiche di un dato tessuto o organo. Ad oggi ci si limita ad iniettare cellule staminali in un distretto malato, nella speranza che esse rigenerino la parte lesa o danneggiata.

L’approccio detto della ‘biologia dello sviluppo’ tenta invece di ricapitolare tutte le tappe dell’ontogenesi di un organo, attraverso stimoli di varia natura (molecolari, meccanici, termici, ecc.). In pratica si cerca di manipolare delle cellule staminali, al fine di indurne la differenziazione in un dato tessuto o organo. Infine, l’ultimo approccio, che al momento appare quello piu’ promettente, utilizza delle strutture di supporto dette ‘scaffold’ (impalcature), nelle quali si ‘seminano’ delle cellule (staminali e non). Lo scaffold per eccellenza, quello ideale, e’ la matrice extracellulare degli organi e dei tessuti che viene prodotto in laboratorio per ‘decellularizzazione’, cioe’ eliminando la componente cellulare da un pezzo di tessuto, per conservarne e utilizzarne solo l’impalcatura. Questo e’ il metodo che ha consentito di produrre gli organi artificiali impiantati finora in 200 pazienti. Il grande vantaggio di un tessuto artificiale di questo tipo e’ che puo’ essere trapiantato, senza dover somministrare al paziente una terapia anti-rigetto. Per quanto riguarda il pancreas, entro l’anno, dovremmo pubblicare i dati sulla matrice umana. Un importante passo avanti verso la creazione del pancreas artificiale, che non sara’ pero’ disponibile per la pratica clinica prima dei prossimi 5-10 anni”. ”La speranza delle persone con diabete tipo 1 rimane quella di non dover piu’ ricorrere alle iniezioni di insulina – commenta Stefano Del Prato, Presidente della Societa’ Italiana di Diabetologia – il trapianto di pancreas o quello di isole sono un’opportunita’, ma non la soluzione. E comunque un’opportunita’ limitata dalla scarsa disponibilita’ di organi. Le cellule staminali non sembrano una soluzione del prossimo futuro. Al pancreas artificiale meccanico si guarda con grande interesse, ma quella che ci prospetta il Prof. Orlando e’ l’ingegneria applicata alla biologia, con la quale rigenerare un organo cosi’ importante come il pancreas endocrino. Al congresso SID di Bologna si e’ avuta la dimostrazione di quanto attiva sia la ricerca italiana, in casa cosi’ come all’estero, per trovare una risposta alle speranze di tante persone con diabete”.

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