Lesioni del midollo: cellule staminali della pelle possono “correre” ai ripari

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I neuroni ottenuti da staminali indotte ricavate da cellule della pelle sono in grado di produrre i lunghi assoni che corrono attraverso la colonna vertebrale.

In una prospettiva a lungo termine, il loro trapianto potrebbe permettere di rimediare a lesioni al midollo spinale. Prima, però, bisognerà risolvere alcuni complessi problemi, come quello di indurli a connettersi ai circuiti neurali giusti del sistema nervoso centrale.

Innestati in ratti che avevano subito una lesione al midollo spinale, i neuroni derivati dalle cellule staminali umane pluripotenti indotte (iPSC) hanno prodotto decine di migliaia di assoni, che nel giro di tre mesi si sono estesi per l’intera lunghezza del sistema nervoso centrale, creando inoltre sinapsi con i neuroni originali.

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Va subito però detto che il significato di questo risultato – ottenuto da ricercatori dell’Università della California a an Diego – è quello di indicare una linea di ricerca e le potenzialità dell’uso dei neuroni iPSC, ma che la strada verso un loro impiego clinico nell’uomo è ancora molto lunga.

L’aspetto più rilevante della ricerca – descritta in un articolo sulla rivista “Neuron” – è la dimostrazione che i meccanismi di regolazione intrinseci ai neuroni permettono loro di superare facilmente la barriera creata da una lesione al midollo spinale e di estendere molti assoni su distanze molto lunghe: capacità, queste, che persistono anche nei neuroni riprogrammati derivati da cellule umane molto invecchiate. Le iPSC usate nello studio erano state infatti ottenute a partire da cellule della pelle di una persona di ben 86 anni. La ricerca ha inoltre dimostrato che per questo tipo di ricerche il topo rappresenta un modello animale soddisfacente.

Quanto ai problemi ancora da risolvere, il principale è come far sì che i nuovi neuroni stabiliscano collegamenti sinaptici con i circuiti neuronali giusti. Negli esperimenti finora condotti, infatti, non si è ancora avuto un vero recupero funzionale degli arti paralizzati dalla lesione. Questo problema, osservano i ricercatori, potrebbe in parte essere legato alla formazione di piccole “cicatrici”nella sede del trapianto cellulare che ostacolano la trasmissione dei segnali nervosi, e potrebbe essere superato con un ulteriore perfezionamento delle tecniche di trapianto.

Esiste però anche un’altra difficoltà, spiega Mark Tuszynski, che ha diretto lo studio: “l’enorme allungamento degli assoni in molte regioni del midollo spinale e anche in profondità nel cervello solleva il problema dei possibili effetti collaterali dannosi se gli assoni si collegano a circuiti neurali sbagliati”.

Proprio per questo i ricercatori hanno in programma di vagliare diversi tipi di iPSC, di tecniche di induzione della riprogrammazione cellulare, e anche di cellule derivate da staminali embrionali per identificare quelle che più facilmente possano essere indotte a stabilire i collegamenti corretti.

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