Test del PSA: negli anziani riduce mortalità per cancro alla prostata

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Effettuare test del Psa (antigene prostata-specifico) di routine per il cancro alla prostata sugli uomini piu’ anziani potrebbe ridurre le morti di circa un quinto.

Tuttavia, il rischio di sovradiagnosi rende l’eventuale introduzione di programmi di screening un azzardo. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio dell’Erasmus University Medical Center pubblicato sulla rivista The Lancet.
Il cancro alla prostata e’ diverso da altri tipi di tumore perche’, mentre alcuni sono aggressivi, altri provocano pochi problemi e i pazienti possono vivere anche senza trattamenti.
Non e’ possibile con il test del Psa distinguere fra queste due forme di tumore. Lo studio ha reclutato uomini di eta’ compresa tra i 50 e i 74 anni provenienti da otto paesi, tra cui l’Italia, alcuni sottoposti al test del Psa ogni 2-4 anni e altri no.

I soggetti sono stati poi seguiti in media 13 anni. I risultati hanno dimostrato che lo screening e’ in grado di ridurre i decessi per cancro alla prostata del 15 per cento a nove anni e del 22 per cento a 11 anni. Oltre i 13 anni, invece, la riduzione dei decessi e’ stata del 21 per cento rispetto ai soggetti che non hanno fatto lo screening. “Lo screening con il test del Psa – ha detto Fritz Schroder, che ha guidato lo studio – offre una sostanziale riduzione della mortalita’ per cancro alla prostata, simile o superiore a quella dello screening per il cancro al seno. Tuttavia, abbiamo registrato over-diagnosi in circa il 40 per cento dei casi individuati mediante screening con conseguente rischio elevato di over-trattamenti e dei relativi effetti collaterali, come incontinenza e impotenza”.

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