Cancro: scienziati trovano come liberare il sistema immunitario e metterlo in condizioni di contrastarlo
Gli scienziati trovano il modo di slegare il sistema immunitario affinché riesca finalmente ad attaccare e distruggere le cellule tumorali. Una scoperta che apre una reale via nella ricerca di una cura del cancro
Gli scienziati hanno scoperto che una proteina tiene ammanettato il sistema immunitario, impedendogli di attaccare le cellule tumorali.
Il sistema immunitario è spesso legato, bloccato nella sua azione contro le cellule tumorali. E, proprio per questo motivo, spesso il corpo non riesce a vincere la guerra contro il cancro e debellare la malattia.
Ma perché il sistema immunitario che dovrebbe proprio difenderci dalle malattie, non lo fa? Perché non attacca le cellule tumorali o cancerogene e le uccide?
Il motivo pare sia una proteina infiammatoria chiamata Chop. Ed è proprio questa proteina a essere stata oggetto di uno studio dei ricercatori del Louisiana State University (LSU) Health Sciences Center di New Orleans.
Il dott. Paulo Rodriguez, assistente professore di Microbiology, Immunology & Parasitology al LSU Health Stanley S. Scott Cancer Center, con questo studio è riuscito a individuare il ruolo cruciale della proteina Chop nella capacità del corpo di combattere il cancro.
I risultati, pubblicati online sulla rivista Immunity (Cell Press journal), dimostrano per la prima volta che la proteina infiammatoria Chop regola l’attività e l’accumulo delle cellule che sopprimono la risposta immunitaria dell’organismo contro i tumori. Per cui, ecco spiegato perché il sistema immunitario non agisce contro le cellule tumorali. E’ come se fosse ammanettato, imbrigliato.
La soluzione sarebbe dunque liberare il sistema immunitario, in modo che possa agire come dovrebbe, ossia andare all’attacco delle cellule cancerose e distruggerle.
Per valutare questa ipotesi, il team di ricerca LSU ha letteralmente rimosso la proteina Chop. Una volta che questo è stato fatto, le cellule T del sistema immunitario hanno predisposto un attacco efficace sulle cellule tumorali. I risultati rivelano che Chop può pertanto essere il bersaglio elettivo per lo sviluppo di nuove immunoterapie per trattare il cancro.
A oggi si sa che le cellule soppressorie di derivazione mieloide (MDSCs) sono coinvolte nel cancro, nell’infiammazione e nell’infezione. Le MDSCs non solo inibiscono la risposta immunitaria che dovrebbe distruggere le cellule tumorali, ma promuovono allo stesso tempo la crescita di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) che alimentano i tumori, così come la diffusione stessa del cancro.
«Anche se sappiamo che cosa fanno le MDSCs, molto poco si è appreso su cosa le governa e come funzionano – osserva il dottor Rodriguez – Questo ha limitato lo sviluppo di strategie per bloccare l’attività dannosa delle MDSCs».
In questo studio, Rodriguez e colleghi hanno scoperto come la stress sensor C/EBP-homologous protein (Chop) regola la funzione delle MDSCs. Una volta scoperto questo, hanno compreso come Chop è distribuita all’interno dell’ambiente tumorale in diversi tipi di cancro. Essi hanno inoltre stabilito come Chop controlla la crescita del tumore.
I test condotti eliminando Chop e studiandone poi l’effetto hanno poi confermato i loro risultati. I ricercatori hanno infatti scoperto che l’assenza di Chop ha ridotto non solo la capacità delle MDSCs di inibire le cellule T e sopprimere la risposta immunitaria, ma ha anche potenziato l’efficacia del trattamento. Un risultato straordinario dunque.
«I nostri dati dimostrano il ruolo centrale di Chop nell’attività soppressiva delle MDSCs e suggeriscono la possibilità di superarla bloccando Chop», conclude il dottor Rodriguez.
Considerato che le morti per cancro sono seconde soltanto a quelle per le malattie cardiocircolatorie, questa scoperta fa ben sperare i milioni di persone che, ogni anno, sono oggetto di diagnosi di cancro.
La ricerca è stata in parte sostenuta dal National Institutes of Health (NIH).