Chemio e radioterapia in gravidanza: il feto dopo i tre mesi non subisce danni

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Presentati al congresso Esmo di Madrid i risultati di studi internazionali che rassicurano sugli effetti delle terapie antitumorali nelle future madri. Un problema che in Italia riguarda fino a seicento donne ogni anno, ma che ha un trend in crescita

Chemioterapia e radioterapia in gravidanza: dopo il 3° mese non danneggiano il nascituroMADRID – Una ricerca internazionale che ha coinvolto anche l’Italia sui rischi per il nascituro causati dalla chemioterapia della madre ha dato risultati confortanti: dopo il terzo mese di gestazione la chemioterapia non crea danni al nascituro. Lo dicono i risultati di uno studio internazionale presentato al Congresso europeo di oncologia medica (Esmo) in corso a Madrid.

Italia sono circa 600 l’anno le donne che ricevono una diagnosi di tumore in gravidanza che pone una scelta difficile: rinunciare al bambino e curarsi, oppure farlo nascere e rischiare di morire. “Combattere un tumore in gravidanza, senza rinunciare alle cure o al bambini; oggi è una sfida che può essere vinta”, spiega Fedro Alessandro Peccatori, direttore dell’Unità di fertilità e procreazione all’Istituto europeo di oncologia di Milano, commentando i nuovi studi secondo cui chemio e radioterapia non causano danni neurologici e cardiaci ai figli di donne che si sono sottoposte alle cure anticancro in gravidanza.

Considerando che scoprire di avere un tumore nei 9 mesi di ‘dolce attesa’ capita a una futura mamma su mille e che in Italia si contano ogni anno circa 500 mila gravidanze, “possiamo stimare che nel nostro Paese la diagnosi di tumore durante la gestazione riguardi da 450 a 600 donne”, spiega Peccatori. Le neoplasie diagnosticate più frequentemente alle pazienti in gravidanza sono il cancro del seno, i tumori ematologici come leucemie e linfomi, e il melanoma. I casi sono ancora pochi, ma i numeri sono in crescita, visto che sempre più donne decidono di avere un figlio avanti negli anni, ma anche visto che sempre più casi di cancro si manifestano in donne giovani.

I risultati degli studi presentati all’Esmo “confermano che la chemioterapia in gravidanza non altera lo sviluppo neuro-comportamentale post-natale, né causano problemi cardiaci. Una donna malata di cancro deve ricevere lo stesso trattamento sempre, che aspetti o meno un figlio”. Non solo.

“La gravidanza, soprattutto nell’ultimo trimestre – prosegue Peccatori – è stata tradizionalmente considerata una controindicazione alla radioterapia; ma l’introduzione di nuove tecniche e simulazioni più sofisticate della dose assorbita dal feto potrebbero portare a modificare gli scenari, anche se la prudenza resta d’obbligo”. Con la speranza, comunque, di non dover raccontare più storie di ‘madri coraggio’, che decidono di non curarsi e sacrificano se stesse per far nascere il piccolo.

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