Miopia: esplosione di casi tra giovani: sotto accusa pc e tablet
In Italia la percentuale di chi è costretto a far uso di occhiali è balzata in quarant’anni dal 13 al 25%. La colpa è della ‘visione corta’ dovuta all’aumento della vita al chiuso, ma gli esperti puntano il dito anche sul tempo eccessivo trascorso a guardare gli schermi luminosi di strumenti e giochi digitali.
ROMA – Non vedere più in là del proprio naso è la spiacevole sensazione provata da sempre più giovani italiani. Sono raddoppiati i miopi rispetto a 40 anni fa: erano il 13 per cento, oggi sono il 25 per cento della popolazione, pari a 15 milioni di persone. Lo stesso succede in Europa: se un tempo ne soffriva un cittadino su cinque, oggi la patisce oltre uno su tre.
Ma per avere un’idea dell’esplosione del difetto nel mondo tocca andare oltreoceano, negli Stati Uniti, dove tra i primi anni Settanta e i primi del Duemila chi non mette a fuoco il paesaggio o il volto degli amici per strada è aumentato del 66 per cento (dal 25 al 41 per cento della popolazione), oppure spingersi fino all’estremo oriente. In alcune regioni della Cina, dove è fortissima la componente genetica, la miopia riguarda quasi nove persone su dieci contro le sei di un secolo fa.
Da noi invece la colpa dell’aumento è in parte imputabile allo stile di vita “artificiale”. Che si svolge sempre più al chiuso e quindi meno alla luce naturale: secondo gli studi i bambini che trascorrono il tempo libero all’aperto sono meno propensi alla miopia rispetto a quelli che giocano tra quattro pareti. Ma a fare la loro parte ci sono anche il maggior numero di ore passate sui libri, l’esposizione alla luce blu emessa da tablet e smartphone e il cattivo uso, cioè troppo prolungato, che i giovani fanno di tv e computer.
“La miopia è un difetto di refrazione che impedisce di vedere distintamente gli oggetti lontani senza l’uso di lenti – spiegano Giovanni Milano e Paolo Emilio Bianchi, rispettivamente docente e direttore della clinica oculistica dell’Università di Pavia, che stanno lavorando a un saggio sull’argomento – , si manifesta nell’infanzia e aumenta nel periodo della crescita. La sua comparsa è legata ai fattori genetici, ma sono molto importanti pure quelli ambientali: la visione da vicino e la lettura, l’urbanizzazione, il poco tempo all’esterno sono correlati al netto incremento degli anni recenti”.
In media, quando il disturbo è lieve, un giovane perde neanche due diottrie (il 66 per cento soffre di un difetto minore, mentre al 95 per cento dei miopi mancano fino a sei diottrie) ma la patologia può aggravarsi fino ai 25 anni e poi ridursi in età avanzata. “Oggi abbiamo un forte aumento nei giovani della miopia adattiva, cioè quella legata a abitudini scorrette, ma anche molte soluzioni in più rispetto al passato” sottolinea Barbara Venturi della giunta esecutiva di Federottica. “È fondamentale proteggere gli occhi dai raggi ultravioletti e dalla luce blu degli apparecchi elettronici che possono creare danni al cristallino e alla retina. Acquistare gli occhiali da sole in negozi di ottica e non sulle bancarelle perché i filtri colorati che si trovano in giro sono più pericolosi della mancanza di protezione e poi, per chi lavora al computer o usa molto tablet e smartphone, esistono lenti trasparenti che schermano le radiazioni nocive”.
Oltre alle lenti correttive un’altra tecnica per prevenire o limitare l’evoluzione della miopia è la rieducazione visiva. “Vedo bambini da trent’anni e negli ultimi quindici ho assistito a uno stravolgimento nel loro comportamento oculare, a causa dell’uso massiccio di videogames e tablet”, spiega Cristina Zandonella, psicologa esperta di percezione visiva autrice di un metodo basato su una serie di semplici esercizi. “L’exoforia, cioè l’eccesso di divergenza degli assi oculari, fino a quindici anni fa era molto rara nei bambini: oggi invece gli occhi che tendono a scappare in fuori sono frequentissimi, dovuti alla visione prolungata di schermi luminosi, e se non vengono corretti portano alla miopia. Ma una diagnosi precoce può prevenirli”.