Sindrome feto-alcolica: evitabile se non si beve in gravidanza

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Sindrome feto-alcolica: evitabile se non si beve in gravidanza

Circa 70 milioni di individui in tutto il mondo – l’1% della popolazione mondiale – soffre delle conseguenze dell’esposizione all’alcol subita prima di nascere, ossia ancora nel grembo materno.

Conseguenze – difetti alla nascita, disturbi dell’apprendimento, problemi comportamentali, malattie mentali – che vanno sotto il nome di Spettro dei Disordini Feto-alcolici (Fetal Alcohol Spectrum Disorders – FASD), di cui risultano affetti circa l’1% dei bambini negli Stati Uniti, almeno il 2% in Europa e un numero piu’ alto in alcune aree quali il Sud Africa.   A lanciare l’allarme sono i ricercatori e i medici di tutto il mondo in occasione della Giornata Mondiale di Sensibilizzazione sulla Sindrome Feto-Alcolica, che si svolge oggi, giunta quest’anno alla 15ma edizione. Per l’occasione, la European FASD Alliance (EUFASD) presenta ”Too Young To Drink”, una campagna di comunicazione, messa a punto da Fabrica, il centro di ricerca per la comunicazione del gruppo Benetton che ha sede in Italia, mirata a promuovere la consapevolezza sui rischi della FASD.

Campagna a cui partecipano oltre 40 organizzazione in 20 Paesi, esponendo, a partire dalle 9.09, ora locale banner e poster rappresentanti un neonato in una bottiglia, immerso cioe’ in differenti tipi di bevande alcoliche (vino, birra, rum, vodka, whiskey, brandy), a rappresentare ciascuna un Paese o un’area del mondo, con spot video e cortometraggi in cui a parlare dei rischi sono i genitori di bimbi affetti da tali disturbi.

Anche l’Italia fa la sua parte e, rappresentata dall’Istituto Superiore di Sanita’, promuove, insieme al centro di alcologia del Policlinico Umberto I diretto da Mauro Ceccanti e all’EUFASD, il terzo convegno europeo sulla Sindrome feto alcolica, in programma a Roma il prossimo 20 ottobre. Inoltre, l’Azienda ULSS 9 di Treviso porta avanti dal 2010 la campagna Mamma beve bimbo beve. Si tratta, come sottolinea Simona Pichini, ricercatrice dell’ISS, da anni in prima linea nella ricerca e nell’informazione su queste patologie, di malattie ancora sconosciute in Italia e percio’ difficilmente diagnosticate: ” Poiche’ ad oggi non si conosce la quantita’ di alcol che si puo’ consumare in gravidanza senza alcun rischio per il nascituro, il consiglio obbligato per le donne incinta e per quelle che cercano di avere un bambino e’ di non bere alcol”. L’ISS ha inoltre redatto, in aiuto di neonatologi e pediatri, la ”Guida alla diagnosi dello spettro dei disordini feto alcolici” disponibile sul sito dell’ Osservatorio fumo alcol e droga dell’ISS.

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