Antidolorifico da banco efficace contro depressione
Una nuova meta-analisi pubblicata su JAMA Psychiatry svela che dei normali farmaci da banco antidolorifici e gli antinfiammatori possono essere d’utilità nel trattamento della depressione, specie se combinati con gli antidepressivi
Ricercatori suggeriscono che dei farmaci per il trattamento del dolore possano essere utili anche nel trattamento della depressione.
Un largo studio revisionale che ha coinvolto più di 6.000 pazienti suggerisce che dei normali antidolorifici da banco e altri farmaci antinfiammatori possono aiutare nel trattamento della depressione, facendo aumentare l’efficacia della cura, specie se assunti in combinazione con gli antidepressivi.
Ad aver scoperto che gli analgesici e farmaci antinfiammatori utilizzati contro i dolori muscolari e l’artrite possono avere un effetto benefico sui sintomi della depressione, sono stati i ricercatori della Aarhus University, in Danimarca, che hanno pubblicato i risultati di questa meta-analisi sulla rivista JAMA Psychiatry.
Qui, i ricercatori hanno valutato 14 studi internazionali, per un totale di 6.262 pazienti coinvolti che avevano o sofferto di depressione o presentavano singoli sintomi di depressione.
La revisione ha mostrato che vi sono forti motivazioni per supportare l’effetto del trattamento con i farmaci antinfiammatori.
«La meta-analisi supporta questa correlazione e inoltre dimostra che i farmaci antinfiammatori in associazione con antidepressivi possono avere un effetto sul trattamento della depressione – spiega Ole Köhler, primo autore – Quando combinati, offrono un risultato importante che, nel lungo termine, rafforza la possibilità di essere in grado di fornire al singolo paziente opzioni più personalizzate di trattamento».
La depressione è una malattia mentale sempre più diffusa. E anche l’età in cui si manifesta è sempre più bassa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che la depressione sia uno dei primi cinque motivi per la perdita della qualità della vita e anche di anni di vita.
Se dunque è possibile trovare opzioni di trattamento più efficaci è un grande vantaggio per tutti coloro che ne soffrono.
Ma, nonostante i risultati promettenti di questa meta-analisi, i ricercatori avvertono che «tuttavia, questi effetti devono sempre essere valutati rispetto ai possibili effetti collaterali dei farmaci antinfiammatori. Abbiamo ancora bisogno di chiarire quali pazienti beneficeranno del farmaco e la relazione dose-dimensioni richieste».
Poiché diversi studi hanno suggerito come proprio un campione di sangue, che magari mostri la presenza di un’infiammazione sottostante, possa essere utilizzato come linea guida per un trattamento della depressione, i ricercatori ritengono che questo sia utile per i medici, che devono essere a conoscenza di una eventuale infiammazione.
«Il problema più grande con la depressione – sottolinea Köhler – è che non conosciamo le cause che scatenano la condizione nel singolo paziente. Alcuni studi suggeriscono che la scelta di un farmaco antidepressivo può essere guidata da un campione di sangue che misura se vi è una condizione infiammatoria nel corpo». Se così fosse, allora un trattamento combinato con farmaci antinfiammatori e antidepressivi potrebbe essere un metodo appropriato di trattamento.
Gli autori dello studio avvertono che non è possibile concludere sulla base della meta-analisi che uno stato infiammatorio possa essere l’unica spiegazione per la depressione.
«L’analisi dovrebbe essere vista come una pietra miliare significativa in un contesto di ricerca, e questo potrebbe essere un punto di riferimento su cui si dovranno concentrare i futuri progetti di ricerca e di trattamento», conclude Köhler.