aspirin

aspirinL’acido acetilsalicilico si conferma ancora oggi il farmaco più studiato e ricco di grandi sorprese. Dall’azione antidolorifica, antinfiammatoria e antipiretica, alla prevenzione cardio-oncologica.

 

Crotone, 24 ottobre 2014L’acido acetilsalicilico, universalmente noto come Aspirina, rappresenta uno dei principi attivi più utilizzati nella storia della medicina: da più di un secolo, infatti, viene impiegato come antinfiammatorio, antidolorifico e antipiretico. Dagli anni ’70, poi, l’attenzione della comunità medico scientifica si è concentrata sugli effetti d’inibizione dell’aggregazione piastrinica ed i conseguenti vantaggi in termini di prevenzione cardiovascolare con regimi terapeutici a basso dosaggio (75/100 mg al dì).

Ora, il medesimo farmaco utilizzato nella prevenzione cardiovascolare, sta dimostrando un’efficacia, ipotizzata già alcuni anni fa ma che sta trovando conferme crescenti anche nel campo della prevenzione dei tumori, soprattutto quelli del tratto gastrointestinale (cancro del colon retto, dell’esofago e dello stomaco). I dati a supporto di questa tesi sono frutto di analisi retrospettive condotte su studi dedicati alle patologie cardiovascolari, nei quali i pazienti assumevano il farmaco a lungo termine. Perché l’aspirina a basso dosaggio possa avere un’indicazione specifica per la prevenzione oncologica è necessario avere conferme da studi clinici mirati che possano dire con certezza quali tumori, in quali soggetti, a quali dosaggi e per quanto tempo sia necessario somministrare il farmaco per avere effetti di protezione oncologica.

Durante il Congresso SIMG Calabria (Società Italiana di Medicina Generale) “La cronicità e la medicina primaria nell’ambito delle nuove modalità organizzative della medicina generale”, che si svolge in questi giorni a Crotone, si è tenuta una sessione di aggiornamento presentata dal Prof. Claudio Cricelli, Presidente Nazionale SIMG, interamente dedicata a questo tema, partendo proprio dall’illustrazione dei dati ottenuti negli studi realizzati, e in corso di realizzazione, sui pazienti che assumono aspirina a basso dosaggio come prevenzione cardiovascolare, verificando l’effetto protettivo nei confronti di alcuni tumori.

“Per quanto ci riguarda, la nostra società scientifica (SIMG), disponiamo di una banca dati chiamata Health Search, cui afferiscono più di 700 medici di medicina generale (con più di un milione di pazienti seguiti) dalla quale derivano i dati presentati. – dichiara il dottor Piero Vasapollo, Presidente regionale SIMG CalabriaDall’analisi dei dati si è visto che l’effetto preventivo sulle patologie oncologiche si ottiene con l’assunzione giornaliera di aspirina a basso dosaggio per un periodo prolungato – prosegue il dottor VasapolloL’assunzione anche continuativa per i primi tre anni non determina differenze significative. Ma dopo 5 – 10 anni si è osservata una riduzione del 30-35% dei casi di tumore del colon retto, della mammella e della prostata, soprattutto nei soggetti tra i 50 e i 65 anni. Non solo, altro dato molto interessante riguarda il possibile beneficio derivante dall’azione antiaggregante dell’aspirina in termini di riduzione della frequenza delle metastasi, validando così un ulteriore effetto di aspirina oltre alla prevenzione diretta.”

“Al momento, però, per l’aspirina a basso dosaggio gli enti regolatori non hanno ancora approvato l’indicazione specifica alla prevenzione oncologica. – conclude il Dottor VasapolloPer questo è necessario realizzare studi su ampie popolazioni di pazienti che contemplino un end-point primario legato specificatamente alla prevenzione oncologica”.

Se dal 2013 le Linee Guida Statunitensi ed Europee si sono dichiarate concordi riguardo l’utilità di aspirina a basso dosaggio nei pazienti a rischio cardiovascolare elevato in prevenzione primaria, l’eventuale conferma del beneficio oncologico potrebbe, in futuro, ampliare l’utilizzo anche per i pazienti a rischio cardiovascolare moderato. Un altro beneficio importante, che verrebbe dalla conferma dei dati attuali, è che la consapevolezza di attuare una doppia prevenzione – cardiovascolare e oncologica – con un singolo farmaco, potrebbe migliorare notevolmente l’aderenza alla terapia dei pazienti. Un aspetto, questo, sempre cruciale nei trattamenti a lungo termine.

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