Dolore oncologico: serve piu’ informazione, circa il 40% dei pazienti non vuole essere trattato
Presentata un’indagine Doxapharma in collaborazione con SICP e Teva Italia
sul dolore episodico intenso.
Milano, 16 ottobre 2014 – Il 70% dei medici palliativisti e il 79% degli infermieri palliativisti intervistati dichiara che il dolore episodico intenso (Dei) o breakthrough cancer pain (BTcP), viene sottostimato. Inoltre secondo gli specialisti il 46% dei pazienti a cui viene diagnosticato il BTcP e il 33% secondo gli infermieri, non accetta di essere trattato farmacologicamente.
Questi i dati emersi dall’indagine condotta da Doxapharma sul BTcP presentata in occasione del XXI congresso nazionale della Società Italiana Cure Palliative, che si è tenuto ad Arezzo la scorsa settimana, con il supporto incondizionato di Teva Italia.
L’indagine ha coinvolto 302 operatori sanitari tra medici e infermieri palliativisti equamente distribuiti tra Nord, Centro e Sud Italia e operanti sia in Hospice che a domicilio.
Il dolore episodico intenso colpisce in particolar modo i pazienti oncologici in fase terminale. È un dolore improvviso, difficile da prevedere, che crea un forte disagio fisico e psicologico.
La poca conoscenza del BTcP e la credenza di dover “sopportare” una quota di dolore implicita nella patologia oncologica, spinge i pazienti a subire in modo silente il dolore e a rifiutare le cure. Inoltre, circa nel 50% dei casi sono i medici e gli infermieri a non giudicare il dolore abbastanza forte da essere trattato farmacologicamente.
Piero Morino, direttore del coordinamento cure palliative dell’Azienda Sanitaria di Firenze e membro del direttivo SICP, parla di “sindrome dell’eroe”. “Il paziente pensa che l’efficacia delle cure dipenda da quanto lui è bravo o sopporta il dolore. Perciò minimizza o tace. Oppure dice resisto. Una follia, perché la resistenza nel paziente oncologico non è un concetto terapeutico”.
“Compito del palliativista è proprio prendere in carico il malato nella sua totalità: dal punto di vista clinico, psicologico, umano”, conclude il direttore della Fondazione Roma Sanità Italo Penco, anch’egli nel direttivo nazionale SICP. “Solo cercando di capire perché un malato ha dolore e quali sono le sue paure più profonde, lo si può aiutare a combatterle e migliorare la sua qualità di vita”.
Per gestire in modo ottimale il BTcP a beneficio del paziente oncologico servirebbe una diagnosi tempestiva e l’utilizzo di oppioidi in formulazioni che permettono un rilascio rapido, oltre a una maggiore comunicazione; medici e infermieri sostengono infatti all’unisono l’importanza di informare il paziente sull’esistenza di una forma di dolore più forte e imprevedibile, ma soprattutto del fatto che questo possa essere controllato.
Teva
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