La mano bionica, la Malattia di Alzheimer e le cellule staminali
45° CONGRESSO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NEUROLOGIA
Cagliari, 13 ottobre 2014 – Prosegue la 45a edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia – SIN che si chiuderà domani a Cagliari.
- ANNUNCIATA LA PROSSIMA SPERIMENTAZIONE PER LA MANO BIONICA INDOSSABILE
- Paolo Maria Rossini, Neuroscienziato, Direttore dell’Istituto di Neurologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
- Maria Chiara Carrozza, Docente di Bioingegneria Industriale presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
- Silvestro Micera, Docente di Biorobotica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
- Eugenio Guglielmelli, Direttore del Laboratorio di Robotica Biomedica e Biomicrosistemi dell’Università Campus Bio-Medico di Roma
Si avvicina la sperimentazione successiva a quella di LifeHand2, il progetto internazionale che ha reso possibile un nuovo passo avanti verso l’impianto definitivo di mani bioniche, prevista per l’inizio del 2015. La prossima sfida è miniaturizzare tutta la parte elettronica, informatica ed energetica della mano che al momento è inglobata in un apparato esterno di grandi dimensioni. Ciò permetterà ai pazienti selezionati per la sperimentazione di potersi muovere liberamente poiché tutto l’apparato elettronico risulterà installato all’interno della mano bionica stessa.
La prima mano bionica indossabile non è più una “sterile” protesi, ma un vero e proprio arto integrato che non solo consente ai pazienti amputati di manipolare oggetti con la giusta forza, rispondendo agli impulsi del cervello ma, grazie ai sensori di cui è dotata, permette anche di trasmettere le sensazioni tattili, facendo sentire forma e consistenza degli oggetti impugnati (78% delle prese).
Inoltre, dalle sperimentazioni si è potuto constatare come la mano bionica riesca a curare la sindrome dell’arto fantasma, ossia la sensazione di persistenza dell’arto dopo la sua amputazione. I soggetti affetti da questa patologie accusano spesso forti dolori che non riescono a rimettere con i farmaci. In questi pazienti, si è visto che l’invio di impulsi sensitivi attraverso la mano bionica può considerarsi una terapia efficace contro il dolore.
- MALATTIA DI ALZHEIMER
Prof. Carlo Ferrarese, Direttore Scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano dell’Università di Milano-Bicocca
Nuove possibilità diagnostiche permettono di anticipare la diagnosi di anni, addirittura in fase prodromica (all’insorgere dei primi sintomi, ma in assenza di demenza conclamata). Attualmente sono in sperimentazione alcune strategie terapeutiche da attuare in fase precoce che potrebbero modificare il decorso della malattia; queste vanno ad agire sulla proteina beta-amiloide, che si deposita nel cervello anni prima dell’esordio della Malattia di Alzheimer, bloccandone l’accumulo, inibendone la produzione o rimuovendola con anticorpi.
- CELLULE STAMINALI MESENCHIMALI IN SCLEROSI MULTIPLA
Prof. Antonio Uccelli, Responsabile dell’Unità di Neuroimmunologia del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova
Per la prima volta viene sperimentato l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali nelle persone con Sclerosi Multipla, sulla base di evidenze che fanno supporre che tali cellule possano spegnere il processo che danneggia il sistema nervoso centrale, rilasciare molecole utili alla sopravvivenza e, possibilmente, alla riparazione del tessuto danneggiato. L’Italia, con i Centri di Genova, Milano San Raffaele, Verona e Bergamo, è uno dei 9 Paesi coinvolti nello studio. Nonostante le enormi aspettative per questo studio, è impensabile che le staminali mesenchimali possano rigenerare i neuroni perduti e migliorare la condizione clinica dei pazienti con grave disabilità. Ci permetterà, però, di dare una risposta autorevole sulla sicurezza e sull’efficacia di questo tipo di trattamento, ponendo fine alle speculazioni.
La mano bionica, la Malattia di Alzheimer e le cellule staminali
Cagliari, 13 ottobre 2014 – Prosegue la 45a edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia – SIN che si chiuderà domani a Cagliari.
- ANNUNCIATA LA PROSSIMA SPERIMENTAZIONE PER LA MANO BIONICA INDOSSABILE
- Paolo Maria Rossini, Neuroscienziato, Direttore dell’Istituto di Neurologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
- Maria Chiara Carrozza, Docente di Bioingegneria Industriale presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
- Silvestro Micera, Docente di Biorobotica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
- Eugenio Guglielmelli, Direttore del Laboratorio di Robotica Biomedica e Biomicrosistemi dell’Università Campus Bio-Medico di Roma
Si avvicina la sperimentazione successiva a quella di LifeHand2, il progetto internazionale che ha reso possibile un nuovo passo avanti verso l’impianto definitivo di mani bioniche, prevista per l’inizio del 2015. La prossima sfida è miniaturizzare tutta la parte elettronica, informatica ed energetica della mano che al momento è inglobata in un apparato esterno di grandi dimensioni. Ciò permetterà ai pazienti selezionati per la sperimentazione di potersi muovere liberamente poiché tutto l’apparato elettronico risulterà installato all’interno della mano bionica stessa.
La prima mano bionica indossabile non è più una “sterile” protesi, ma un vero e proprio arto integrato che non solo consente ai pazienti amputati di manipolare oggetti con la giusta forza, rispondendo agli impulsi del cervello ma, grazie ai sensori di cui è dotata, permette anche di trasmettere le sensazioni tattili, facendo sentire forma e consistenza degli oggetti impugnati (78% delle prese).
Inoltre, dalle sperimentazioni si è potuto constatare come la mano bionica riesca a curare la sindrome dell’arto fantasma, ossia la sensazione di persistenza dell’arto dopo la sua amputazione. I soggetti affetti da questa patologie accusano spesso forti dolori che non riescono a rimettere con i farmaci. In questi pazienti, si è visto che l’invio di impulsi sensitivi attraverso la mano bionica può considerarsi una terapia efficace contro il dolore.
- MALATTIA DI ALZHEIMER
Prof. Carlo Ferrarese, Direttore Scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano dell’Università di Milano-Bicocca
Nuove possibilità diagnostiche permettono di anticipare la diagnosi di anni, addirittura in fase prodromica (all’insorgere dei primi sintomi, ma in assenza di demenza conclamata). Attualmente sono in sperimentazione alcune strategie terapeutiche da attuare in fase precoce che potrebbero modificare il decorso della malattia; queste vanno ad agire sulla proteina beta-amiloide, che si deposita nel cervello anni prima dell’esordio della Malattia di Alzheimer, bloccandone l’accumulo, inibendone la produzione o rimuovendola con anticorpi.
- CELLULE STAMINALI MESENCHIMALI IN SCLEROSI MULTIPLA
Prof. Antonio Uccelli, Responsabile dell’Unità di Neuroimmunologia del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova
Per la prima volta viene sperimentato l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali nelle persone con Sclerosi Multipla, sulla base di evidenze che fanno supporre che tali cellule possano spegnere il processo che danneggia il sistema nervoso centrale, rilasciare molecole utili alla sopravvivenza e, possibilmente, alla riparazione del tessuto danneggiato. L’Italia, con i Centri di Genova, Milano San Raffaele, Verona e Bergamo, è uno dei 9 Paesi coinvolti nello studio. Nonostante le enormi aspettative per questo studio, è impensabile che le staminali mesenchimali possano rigenerare i neuroni perduti e migliorare la condizione clinica dei pazienti con grave disabilità. Ci permetterà, però, di dare una risposta autorevole sulla sicurezza e sull’efficacia di questo tipo di trattamento, ponendo fine alle speculazioni.