Menopausa: cure sì, ma mirate
In occasione della giornata mondiale dedicata al climaterio, la società italiana menopausa (sim) promuove le terapie ormonali nel rispetto delle esigenze individuali della donna e dei tempi adeguati.
Roma, 17 ottobre 2014 – Informarsi sui cambiamenti indotti dalla menopausa e sulle possibili terapie. È questo l’invito che la società italiana menopausa (sim) lancia in occasione della giornata mondiale dedicata al climaterio fissata per tradizione a domani, sabato 18 ottobre. “Un’occasione per parlare di un momento delicato nella vita di una donna” spiega il professor Annibale Volpe, presidente della sim “che senz’altro influisce sulle caratteristiche fisiche e psicologiche, ma che di fatto non costituiste uno stato patologico”.
In una società in cui l’aspettativa di vita è sempre più alta, si stima che in Italia le donne in menopausa siano circa 13 milioni. “Un numero importante che non deve essere trascurato” continua il professor Volpe “perché il passaggio alla menopausa può essere accompagnato da una serie di disturbi: dalle vampate di calore alla variabilità del tono dell’umore, dall’acutizzarsi dei rischi cardiovascolari all’insonnia, e così via”.
“Identificare una terapia appropriata e costruita su misura in base alle esigenze della donna è essenziale” riassume il presidente della sim. Fino agli anni ’90 i risultati di diversi studi osservazionali sembravano aver dimostrato l’efficacia della terapia ormonale sostitutiva non solo nel controllo della sintomatologia, ma anche nella prevenzione delle patologie cardiovascolari e dell’osteoporosi. Nel 2000 invece la situazione si è ribaltata: lo studio HERS (The Hearth and Estrogen/progestin Replacement Study) e lo studio WHI (Women’s Health Initiative) hanno gettato ombra sul profilo di sicurezza di questi farmaci. “Oggi si è finalmente giunti a un compromesso” sintetizza il professor Volpe “le maggiori società scientifiche mondiali nell’ambito della menopausa e della terapia ormonale hanno firmato un Global Consensus Statement secondo il quale, in sintesi, nelle donne che assumono la terapia ormonale entro 10 anni dall’inizio della menopausa, ci sarebbe una riduzione dei processi di calcificazione delle arterie coronariche, un beneficio in termini di mortalità e un mancato aumento dell’incidenza degli eventi cardiaci”.
“Rimane tuttavia essenziale” precisa il presidente della sim “consigliare la terapia ormonale solamente in presenza di una chiara indicazione che tenga in considerazione sintomi specifici (sintomi vasomotori, sintomi da atrofia urogenitale, dolori muscolari migranti, eccetera, ndr)”. Inoltre, continua il professor Volpe “la terapia deve essere somministrata per il tempo necessario che coincide con la manifestazione sintomatologica”. “Dell’importanza delle cure taylor made” conclude l’esperto “che tengano in considerazione non solo sintomi, condizioni anamnestiche e cliniche, ma anche le preferenze e le aspettative della donna, avremo modo di discutere ampiamente a breve, in occasione del congresso nazionale congiunto sim e sipo (Società Italiana Policistosi Ovarica, ndr) che si svolgerà a Roma dal 13 al 14 novembre”.