Wheezing ricorrente e asma nei bambini, la causa può essere genetica: lo rivela uno studio italiano presentato all’Infectous Diseaseases Week di Philadelphia
E’ stata inaugurata, oggi, a Philadelphia la terza edizione di Infectious Diseases Week (8-12 ottobre) che vede riuniti i massimi esperti internazionali nel campo della diagnosi, terapia e prevenzione delle malattie infettive. In questa occasione, la Prof.ssa Susanna Esposito, Presidente WAidid (www.waidid.org) presenterà i risultati di uno studio che evidenzia una stretta correlazione tra wheezing ricorrente in età pediatrica e patrimonio genetico.
Milano, 8 ottobre 2014 – Durante i primi anni di vita, il wheezing o “respiro sibilante o fischio” rappresenta una patologia molto comune che si manifesta almeno una volta nella maggior parte dei bambini soprattutto tra i 2 e i 5 anni: di questi, solo il 30% svilupperà asma bronchiale, mentre nel 60% dei casi è destinato a risolversi entro l’età scolare.
Oggi a Philadelphia, in occasione dell’ID Week, appuntamento annuale per gli infettivologi di tutto il mondo, la Prof.ssa Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Presidente WAidid, World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders, presenterà i risultati di uno studio che ha dimostrato potenziali correlazioni tra il rischio di sviluppo di wheezing ricorrente in età pediatrica e la presenza di specifiche variazioni di alcuni geni che regolano le funzioni del sistema immunitario. Lo studio ha consentito di analizzare il ruolo che hanno i diversi virus in associazione con variazioni genetiche e la loro importanza nel determinare la ricorrenza degli episodi di wheezing.
“Questo studio – afferma Susanna Esposito – evidenzia una chiara relazione tra il rischio di wheezing ricorrente e i polimorfismi di alcuni geni coinvolti nella risposta immune. Benchè saranno necessari ulteriori ricerche per confermare questi risultati, i dati potrebbero risultare utili per una precoce identificazione dei soggetti a più alto rischio nello sviluppo di episodi ricorrenti di wheezing e, almeno in alcuni casi, di asma successivamente”.
Nello studio sono stati arruolati 119 bambini non affetti da patologie croniche, ricoverati per il primo episodio di bronchiolite (74 dei quali hanno poi presentato wheezing ricorrente) e 119 soggetti di pari sesso ed età con un’anamnesi silente per patologia respiratoria, selezionati all’interno di un campione di pazienti ambulatoriali durante il periodo dello studio. Entrambi i gruppi sono stati seguiti per due anni.
In generale, la suscettibilità alle infezioni e il loro decorso varia in maniera sostanziale da soggetto a soggetto ed è comune osservare che vi sono individui che non si ammalano mai di una forma infettiva e, se ne soffrono, vanno rapidamente incontro a guarigione, e altri che si ammalano spesso e che, anche in caso di malattie teoricamente banali, guariscono con un decorso clinico non privo di problemi.
“Oggi sappiamo che queste differenze – precisa Susanna Esposito – che, più frequentemente trovano spiegazione in moltissime variabili, possono anche dipendere da diversità strutturali di certi geni”.
Poiché queste varianti genetiche sono trasmesse ereditariamente e molte di esse portano alla formazione di proteine meno efficienti, ecco che, se queste sono coinvolte nei meccanismi di difesa, tutti i membri di una stessa famiglia portatori della stessa anomalia genetica saranno più esposti alle infezioni rispetto a coloro che appartengono a famiglie dove le stesse varianti non sono presenti.