Oltre 3 milioni gli italiani diabetici, con alta probabilità di arrivare a 5 milioni nel 2030
A 10 giorni dalla Giornata Mondiale del Diabete, istituzioni, clinici e pazienti si incontrano per confrontarsi sullo stato di implementazione del Piano Nazionale Diabete
Numeri che tenderanno a crescere e che possono essere vinti soltanto con efficaci azioni per implementare percorsi diagnostico-terapeutici integrati. Dagli addetti ai lavori un’agenda operativa di lotta al diabete basata su 3 punti: istituzione di PDTA sul diabete, riallocazione delle risorse e concreta partecipazione delle persone con diabete.
Roma, 4 novembre 2014 – Secondo i dati Istat 2013, in Italia il diabete interessa il 5,4% della popolazione, il che vale a dire che più di 3 milioni di italiani ne soffrono, lo stesso OMS parla addirittura di vera e propria “epidemia” del diabete.
Il diabete di tipo 2 rappresenta il 90% dei casi: la prevalenza aumenta con l’età fino a raggiungere il 20,4% nelle persone con età uguale o superiore ai 75 anni. Per quanto riguarda la distribuzione geografica in Italia, la prevalenza è più alta nel Sud e nelle Isole, con un valore del 6,6%, seguita dal Centro con il 5,3% e dal Nord con il 4,6%.
Numeri importanti, che tenderanno a crescere se non si metteranno in atto tutte le misure concrete predisposte all’interno del PND.
Di diabete e dello stato di implementazione del Piano nazionale sulla malattia diabetica si discute oggi a Roma durante il Workshop “Il Piano Nazionale sulla malattia diabetica: una best practice al banco di prova dell’implementazione regionale”, promosso da AboutPharma, con il patrocinio del Ministero della Salute e organizzato con il contributo di AstraZeneca. L’evento, che si pone a chiusura di una serie di incontri regionali dal titolo “Il Piano Nazionale sulla Malattia diabetica al banco di prova dell’attuazione regionale: una valutazione di sistema”, vuole illustrare le principali vie proposte dal Piano per affrontare le problematiche relative alla patologia e avviare un confronto tra il livello nazionale e i livelli regionali, analizzando le azioni intraprese e l’impegno assunto da 4 Regioni chiave (Puglia, Sicilia, Lombardia e Liguria) per l’implementazione del PND e la gestione della patologia.
L’obiettivo è quello di definire un’agenda operativa di lotta al diabete che si basi su 3 punti fondamentali, quali: istituzione di PDTA sul diabete, riallocazione delle risorse e concreta partecipazione delle persone con diabete nella lotta alla patologia.
“Il Piano Nazionale sulla malattia diabetica è il documento più importante in materia di assistenza alla persona con diabete dai tempi della legge 115 del 1987 ed è l’unico Piano dedicato a una specifica patologia cronica non trasmissibile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ponendosi così come pietra miliare nella storia dell’assistenza alla cronicità in Italia” – spiega Paola Pisanti dirigente del Ministero della Salute, Presidente della Commissione Nazionale Diabete. “Per un’efficace ed efficiente attuazione degli obiettivi proposti nel PND è fondamentale che le Regioni continuino ad impegnarsi, oltre che nel recepimento, anche nell’effettiva implementazione dello stesso al fine di garantire i più opportuni assetti locali nella gestione del diabete” – conclude la Pisanti.”
“Nonostante si riscontrino elevati tassi di prevalenza e un alto rischio di complicanze, la gestione del diabete rappresenta un modello di riferimento tra le patologie croniche, poiché si presta ad essere definito da un percorso diagnostico-terapeutico abbastanza delineato” – sostiene Americo Cicchetti, Professore di Organizzazione Aziendale e Direttore dell’ALTEMS dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Lo stesso PND evidenzia la necessità di implementare i LEA secondo le priorità di salute delle persone con diabete e nel rispetto della condivisione dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA), i quali vanno costruiti attraverso rigorosi percorsi che selezionano le tecnologie da adottare (farmaci, dispositivi, ecc.) secondo l’approccio dell’health technology assessment” – conclude Cicchetti.
“L’Italia ha una formidabile rete di assistenza specialistica diabetologica, invidiataci in tutto il mondo anche per i risultati che ha conseguito. Ci sono evidenze forti di cost-effectiveness di questa rete” – dichiara Enzo Bonora, Presidente della Società Italiana di Diabetologia. “La rete costa l’1% del totale della spesa attribuibile al diabete” – continua Bonora – “una rete che il PND ha considerato come irrinunciabile e che va solo ottimizzata a costo zero, eliminando piccoli ambulatori isolati i cui professionisti che vanno collocati in centri dotati di tutte le risorse necessarie. Una rete di secondo e terzo livello che va integrata con la rete di primo livello (i MMG) anche grazie all’uso massiccio dell’informatica”.
“Nonostante nell’ultimo decennio sia cambiata la percezione della malattia da parte dell’opinione pubblica, il diabete è ancora oggi una di quelle malattie che il paziente stesso tende a trascurare”– sostiene Antonio Ceriello, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi. “Vista la complessività e la variabilità della patologia da soggetto a soggetto, ci stiamo muovendo sempre più verso una personalizzazione dell’approccio, che combini l’appropriatezza della cura con la tempestività, nell’idea che bisogna trattare subito e trattare bene. L’AMD, a questo proposito, ha lanciato il Progetto quadriennale NICE – Need is core of effectiveness” – conclude Ceriello.
“Una concreta attuazione degli obiettivi del Piano deve prevedere l’effettivo coinvolgimento delle Associazioni pazienti nei tavoli decisionali, come anche auspicato nel più recente Patto della Salute, con il fine ultimo di raggiungere quei livelli di assistenza appropriati che costituiscono la condizione preliminare essenziale per migliorare la qualità di vita delle persone” – sottolinea Egidio Archero, Presidente della FAND.
“AstraZeneca è impegnata a fornire terapie sempre più efficaci ed innovative” – commenta Nicola Braggio, Amministratore Delegato di AstraZeneca Italia. “Con questa consapevolezza abbiamo scelto di contribuire all’organizzazione di incontri regionali per avviare un confronto tra quanto stabilito dal PND e quanto realmente recepito e applicato a livello locale” – conclude Braggio.