Il paziente chiede informazioni sull’efficacia e la sicurezza del farmaco, che sia branded o meno
Roma, 14 novembre 2014. “A più di un decennio dall’introduzione del farmaco equivalente in Italia l’indagine di Cittadinanzattiva pone sul tappeto alcuni dati importanti, soprattutto sulla percezione che di questi medicinali, e più recentemente dei biosimilari, da parte non genericamente del pubblico, ma dei pazienti che li assumono ogni giorno” così Francesco Colantuoni, vicepresidente di AssoGenerici e Coordinatore dell’IBG (Italian Biosimilars Group) commenta i dati dell’Indagine civica sull’esperienza dei pazienti rispetto all’uso dei farmaci, con focus su farmaci biologici e biosimilari” presentata ieri a Roma.
“La prima considerazione da farsi è che le campagne di empowerment del paziente hanno funzionato: oltre il 70 del campione cita correttamente le caratterist iche che contraddistinguono il generico e, in misura minore, il biosimilare.
E’ vero che, soprattutto per quanto riguarda gli equivalenti, permangono sacche di diffidenza, ma a mio avviso” prosegue Colantuoni “qui giocano due fattori: la scarsa convinzione di una parte dei prescrittori e forse l’eccessiva insistenza sul fattore prezzo, che oscura le altre caratteristiche”. Parzialmente diverso il discorso su biologici e biosimilari: “Qui un 40% ignora il significato dello stesso termine biosimilare, e anche nelle risposte relativamente corrette traspare qualche dubbio sulla sovrapponibilità dei trattamenti, ma è chiaro, a più del 70% del campione, quali siano le caratteristiche quantomeno dei medicinali biologici.
Se è meno netto l’identikit del biosimilare lo si deve attribuire anche al fatto che sono ancora poche le patologie a forte prevalenza per le quali sono disponibili questi medicinali”. Per Colantuon i dall’indagine emergono alcuni aspetti importanti sui quali tutti gli stakeholder sono chiamati a impegnarsi: “Soprattutto per quanto riguarda le terapie innovative, i cittadini chiedono una maggiore informazione su aspetti centrali quali efficacia e sicurezza, senza distinzioni tra una categoria e l’altra di medicinali. Mi sembra poi importante l’accenno alla semplificazione delle terapie e dell’accesso al farmaco: non è un dato trascurabile che il 14,5% di coloro che dichiarano di aver interrotto il trattamento lo abbiano fatto perché non hanno trovato il farmaco nella farmacia. Un dato, per inciso, che certamente non riguarda gli equivalenti”. L’indagine quindi ha fornito indicazioni preziose: “Ci auguriamo che questa iniziativa possa diventare un osservatorio permanente” conclude il vicepresidente di AssoGenerici “ma intanto possiamo concludere che è venuto il momento di parlare al cittadino sopratt utto di efficacia, sicurezza e accessibilità del farmaco”.