I primi mille giorni di vita determinano il nostro stato di salute da adulti

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Nutrizione, epigenetica, malattie in età adulta: se ne parla al convegno nazionale della Società di Medicina Perinatale in corso a Milano

I nostri primi mille giorni, il tempo che intercorre tra il concepimento e il secondo anno di vita, sono decisivi non solo per lo sviluppo e per la crescita ma anche perché, proprio in questo periodo sensibile, i fattori ambientali hanno un enorme impatto sulle strutture e sulle funzioni dell’organismo, anche in termini di un aumentato rischio in età adulta di malattie non trasmissibili, come quelle cardiovascolari e metaboliche.

A spiegare in che misura nei primi mille giorni ci “giochiamo” il nostro futuro è Umberto Simeoni, pediatra di fama internazionale alla guida del servizio di pediatria del Centro Ospedaliero Universitario (CHUV) di Losanna in Svizzera, che ieri ha aperto il convegno della Società di Medicina Perinatale, in corso a Milano fino a domani, dedicato al tema della “Cura della madre, del feto e del neonato per la salute delle età future”. 

Ogni anno nel mondo muoiono cinque milioni di neonati, di cui il 70% ha dei problemi di peso alla nascita; sono 15 milioni invece i neonati pretermine, nati cioè prima della 37esima settimana di gestazione.

Le malattie non trasmissibili. Un basso peso alla nascita, sia esso conseguenza di una scarsa crescita uterina o di una nascita pretermine, è in correlazione con un maggior rischio di sviluppare in età adulta delle malattie, come quelle cardiovascolari e metaboliche, che oggi costituiscono le principali cause di morte in ogni parte del mondo, anche nei paesi a basso reddito, dove le proiezioni non certo ottimistiche prevedono il maggior incremento futuro. Numerosi studi hanno dimostrato il legame tra basso peso alla nascita e malattie coronariche, ipertensione, diabete, ma anche disturbi psicologici e comportamentali, più in là nel tempo.

Il Developmental Programming. Ebbene, «per capire l’importanza degli eventi ambientali, in particolare nutrizionali ma non solo, che accadono nella finestra temporale dei mille giorni, bisogna guardare ai loro effetti sul cosiddetto developmental programming delle caratteristiche fisiologiche e fisiopatologiche dell’individuo, ovvero la programmazione che controlla lo sviluppo di tessuti ed organi di tutto il corpo» ha spiegato Simeoni. «Sappiamo, ad esempio, che un periodo di restrizione nutrizionale può avere degli effetti permanenti se avviene in un certo intervallo di tempo, ma non avere effetti duraturi se ha luogo al di fuori di esso». E’ come se le strategie di adattamento plastico, che l’organismo in via di sviluppo mette in atto di fronte a certe condizioni ambientali all’interno di questa finestra di vulnerabilità, avessero come conseguenza uno sviluppo inappropriato sul lungo periodo.

E’ reversibile? «Definiti i contorni di un fenomeno che non è una mera curiosità scientifica ma che ci impone di agire sulla prevenzione, ci dobbiamo chiedere se un intervento compensatorio dopo i mille giorni sia possibile» ha continuato il pediatra. Ebbene, sì, correggere quanto non è andato nel migliore dei modi è spesso possibile, come dimostrano i risultati della ricerca clinica.

Consigli pratici. «Bisogna programmare: prestare attenzione alla nutrizione, al metabolismo e allo stile di vita prima del concepimento. Questo vale per entrambi i genitori, perché i marchi epigenetici si trasmettono anche dal padre. Poi, durante la gravidanza, vanno tenuti sotto controllo l’aumento di peso e le eventuali carenze di micronutrienti, come vitamina D, A, iodio, zinco, folati, ferro» ha spiegato Simeoni.

«Dopo la nascita, promuovere l’allattamento al seno, il cui effetto protettivo è proporzionale alla durata, come indica una classica revisione sistematica e meta-analisi dell’OMS. Oltre a non smettere mai di prestare grande attenzione al cibo. Nelle situazioni di rischio perinatale, come basso peso alla nascita, nascita pretermine, obesità materna o diabete gestazionale, l’approccio d’intervento deve essere quello di puntare ad una crescita comunque lineare».

L’impatto sulla salute pubblica. «Le condizioni di sviluppo e crescita del feto e del nuovo nato hanno conseguenze determinanti sulla sua salute futura» ha concluso il pediatra. «Prestare la massima attenzione a lui e ai genitori significa non solo riportare entro la norma dei valori sballati ma programmare statisticamente la vulnerabilità a certe malattie degli adulti del futuro ed è dunque fondamentale anche in un’ottica di gestione della sanità globale».  

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