Dolore: l’80% dei medici di famiglia conosce il quadro normativo ma 1 su 2 non vi adegua le proprie prescrizioni
Una ricerca commissionata a Doxa Marketing Advice dal Centro Studi Mundipharma svela i comportamenti dei medici di medicina generale nella gestione dei pazienti con dolore. Legge 38, note e warning dell’Agenzia del Farmaco sull’impiego di alcuni analgesici sono noti ma non del tutto metabolizzati: emerge un’attitudine generale all’inerzia prescrittiva, dovuta più a barriere culturali che a deficit informativi. Cresce la familiarità dei clinici con gli oppioidi, ma i pregiudizi continuano a ostacolarne una maggiore diffusione. Farmaci che associano paracetamolo e codeina impiegati in media per 10 giorni, nonostante il limite a 72 ore posto da AIFA, e ancora troppi pazienti cardiopatici in cura con antinfiammatori.
Milano, 9 dicembre 2014 – Fino all’85% di loro conosce la Legge 38/2010, che tutela gli italiani con dolore, e la Nota n. 66 di AIFA, che evidenzia le controindicazioni dell’impiego di antinfiammatori non steroidei (FANS) e Coxib nei pazienti con patologie cardiovascolari. Sono al corrente delle recenti restrizioni sui medicinali che associano paracetamolo e codeina, il cui impiego è stato limitato a 72 ore. Cresce anche la loro dimestichezza con i farmaci oppioidi: il 94%, infatti, sa citarne le principali marche (contro il 70% rilevato nel 2013). Sono i medici di famiglia italiani alle prese con la gestione della malattia dolore: promossi in teoria ma bocciati all’esame pratico, poiché in oltre il 50% dei casi, spesso a causa di resistenze culturali, dichiarano di non essere intenzionati a modificare le proprie abitudini prescrittive. A tracciare questo complesso scenario è una recente indagine condotta da Doxa Marketing Advice per conto del Centro Studi Mundipharma su 200medici di medicina generale (MMG) di tutta Italia.
“Gli intervistati, se da un lato conoscono il quadro normativo di riferimento per il trattamento del dolore acuto e cronico, dall’altro non sembrano propensi ad adeguarvisi, manifestando un atteggiamento di sostanziale inerzia prescrittiva”, commenta Massimo Sumberesi, Managing Director di Doxa Marketing Advice. “In particolare, i più anziani sono quelli che dimostrano una maggiore resistenza al cambiamento. Analizzando le risposte relative alle prescrizioni effettuate, i FANS restano la soluzione più diffusa (36%), seguiti dagli oppioidi (26%, in monoterapia oppure in associazione a paracetamolo) e dagli antipiretici (22%). Rispetto a una nostra indagine condotta sempre sui generalisti nel 2013, si evince una situazione di stallo, dove l’evoluzione delle norme – che dovrebbero limitare l’impiego di antinfiammatori e favorire quello di oppiacei, per una maggiore appropriatezza terapeutica – non si traduce ancora in un comportamento concreto.
Va tuttavia segnalato che, guardando al futuro, il 56% degli intervistati ritiene che le proprie prescrizioni di oppioidi aumenteranno”.
Secondo l’indagine, un terzodei pazienti visitati ha dolore, lieve nel 34% dei casi, moderato 44%, severo 22%. Per quasi 7 assistiti su 10 si tratta di una forma cronica: in questo caso, i farmaci che i MMG considerano di riferimento sono gli oppioidi (29%), seguiti dai FANS (28%) e dalle associazioni di paracetamolo e codeina (16%). Alla prova dei fatti, però, il 52% delle loro prescrizioni di FANS continua ad avvenire nei pazienti con dolore cronico, nonostante i seri effetti collaterali che questi medicinali possono avere, se impiegati per lunghi periodi. Non solo: le associazioni paracetamolo/codeina vengono prescritte per oltre 3 giorni dal 90% degli intervistati, in media quasi per 10 giorni. Anche chi conosce l’aggiornamento delle relative schede tecniche – che ne ha limitato l’impiego a 72 ore – solo nel 14% dei casi li utilizza secondo la norma. Inoltre nei casi in cui, dopo i 3 giorni di assunzione, il paziente continui a riferire dolore, il 71% dei medici dichiara di cambiare terapia, ma solo il 6% passa a un oppioide, benché sia cresciuta la conoscenza di questa valida opzione terapeutica, rispetto al 2013.
“Il medico di medicina generale ha un ruolo cruciale nella presa in carico del paziente che soffre”, dichiara Fiorenzo Corti, Responsabile comunicazione nazionale FIMMG. “L’indagine Doxa evidenzia come permangano ancora importanti margini di miglioramento sul fronte dell’applicazione delle normative, delle note e warning di AIFA. Occorrono quindi nuovi sforzi per intensificare le attività di formazione a supporto delle cure primarie. FIMMG sta lavorando proprio in questa direzione, con l’obiettivo di promuovere una maggiore appropriatezza terapeutica. Il nostro Paese tende ancora a un impiego eccessivo di FANS, spesso usati anche in presenza di controindicazioni (soggetti anziani e/o cardiopatici). Al contrario, esistono valide alternative farmacologiche, maneggevoli, efficaci e con minori effetti collaterali, come gli oppiacei. In particolare, le più recenti formulazioni, che uniscono all’oppioide ossicodone il suo antagonista naloxone, presentano ulteriori benefici sotto il profilo della sicurezza e tollerabilità, in particolare contrastando la stipsi da oppiacei”.
Tra i dati presenti nell’indagine, meritano un approfondimento particolare quelli relativi ai pazienti con malattie cardiovascolari che soffrono di dolore cronico, nei quali FANS o COXIB sarebberoesplicitamente controindicatidalla letteratura scientifica e dalla nota AIFA n. 66. L’85% dei medici intervistati ha prescritto un trattamento farmacologico a scopo analgesico a soggetti cardiopatici e, nel 16% dei casi, si è trattato di FANS e COXIB. A questo proposito, il progetto Cardiopain – nato allo scopo di ridurre l’uso improprio di farmaci antinfiammatori nei pazienti affetti da malattie cardiovascolari, con tanto di plauso dell’AIFA – risulta noto solo al 33% del campione, sebbene il 71% si ritenga comunque favorevole all’iniziativa.
“Quest’ultima indagine di Doxa ci restituisce un quadro di inappropriatezza terapeutica”, dichiara Marco Filippini, AD Mundipharma South Europe. “Quadro confermato dai dati di mercato, dai quali emerge come, a un leggero decremento dei FANS, non corrisponda un’adeguata crescita degli oppioidi, nonostante le evidenze cliniche, note AIFA e warning specifici che le Autorità regolatorie hanno comunicato quest’anno. A farne le spese sono poi i pazienti, condannati a non ricevere cure antalgiche adeguate, a rischiare seri effetti avversi e a convivere, nel quotidiano, con la sofferenza. Da tempo Mundipharma e il Centro Studi sono impegnati nel supportare iniziative volte a informare e sensibilizzare clinici e cittadini sul problema dolore. Con questa nuova survey ci auguriamo di poter contribuire a stimolare ulteriormente l’attenzione e il coinvolgimento dei medici di famiglia, snodo fondamentale all’interno della rete territoriale auspicata dalla Legge 38”.
Ho 76 anni Soffro di lombosciatalgia cronica e il percorso per ottenere farmaci adeguati a base di oppiacei è ostacolato dalle Asl e dai medici stessi che fanno difficoltà a prescrivere