#FattoreK-Passa il messaggio
Dall’Oncologico di Cagliari un decalogo per la buona comunicazione operatore sanitario-paziente e quattro proposte: un tavolo di lavoro Università-Asl, questionari di gradimento per i pazienti, formazione specifica per i professionisti della sanità e un documento per creare le giuste condizioni ambientali
Un gomitolo colorato, intreccio di storie di vita e di malattia. Pezzi di stoffa che racchiudono scampoli di quei visi, occhi, di quei sorrisi che il cancro non è riuscito a spegnere.
Groviglio di dolori, paure, sofferenza, ma anche speranze, amore ed emozioni. Un grande reticolo dei foulard dei pazienti dell’oncologico che si srolota per svelare il senso dell’unione e della condivisione e lanciare un messaggio: la comunicazione è la prima medicina. E’ con questa immagine che si chiude lo spot della campagna “#FattoreK-Passa il messaggio” che vede protagonisti oncologi, infermiere e pazienti dell’ospedale Businco di Cagliari che hanno indossato le scarpe da ginnastica e sono scesi nel campo di atletica per correre tutti insieme questa staffetta di solidarietà e speranza. Lo spot ha aperto l’incontro-tavola rotonda “Condivisione e comunicazione: armi per la lotta al fattore K” che si è tenuto questo pomeriggio nella sala conferenze dell’ospedale oncologico Businco di Cagliari. Il video, nato da un’idea di Sardegna Medicina e gruppo Abbracciamo un sogno, è stato realizzato da Giulio Giambalvo e Massimo Pusceddu ed è parte di una campagna multimedia che viaggerà sui social e non solo. Oltre allo spot ci sarà il percorso per immagini con gli scatti delle fotografe Valentina Cardia e Giulia Marini, che hanno immortalato i momenti più belli e significativi dello shooting.
“Comunicare una diagnosi di cancro è un compito molto complesso e difficile, il cancro non riguarda soltanto l’individuo malato ma coinvolge inevitabilmente tutta la sua famiglia e tutto il suo mondo. Si tratta di una prova esistenziale che riguarda tutti gli aspetti della vita. Oggi si opera in un nuovo contesto, il paziente ha maggiore consapevolezza, delega molto meno il medico sulle decisioni che riguardano la propria salute. Ma anche il mondo “ospedale” oggi ha recuperato una maggiore attenzione verso il paziente persona”. Così Maria Teresa Addis, direttore sanitario dell’ospedale Oncologico di Cagliari, ha aperto il confronto. “Si è più attenti a ricercare e creare alleanze terapeutiche come ricerca comune del bene del paziente attraverso la relazione di cura: il curante porta le competenze scientifiche e umane, il paziente esprime la sua volontà sulla base dei suoi valori e del suo concetto di buona vita. La verità, non dobbiamo dimenticarlo è difficile da ascoltare, ma anche difficile da dire. Il processo comunicativo è un momento di relazione trasversale, è gravato da un elevato carico emotivo, per il paziente, per i medici e tutto il personale”.
Poi la parola è passata alle pazienti. “Dividendo il percorso in tappe accompagnate, passo per passo, da presenza e parole rasserenanti aiuta a creare condizioni per affrontare il tutto e trovare la forza”, ha affermato Daniela Valdes. “Penso prima di tutto all’importanza già dalla prima diagnosi della parola che faccia superare al paziente lo stato di “numero” e alla chiarezza del contenuto, del modo e dei tempi in cui viene trasmesso”. Il testimone è passato a Silvia Deligia che ripercorre la sua esperienza: “Una stessa diagnosi comunicata in due modi differenti mi ha fatto passare dall’incubo di avere nel mio corpo un male che non perdona, il cancro, alla consapevolezza di trovarmi davanti ad un male che, si mi porterà ad affrontare un periodo difficile, ma che deve e può essere combattuto e sconfitto. Attraverso un’informazione chiara e costante, senza false illusioni, la disponibilità all’ascolto e dare risposte, anche a quelle che possono apparire “banali” domande, ma che spesso ci permettono di conoscere il nostro nemico”.
L’iniziativa, che è il primo passo per ribadire l’importanza della giusta comunicazione in oncologia, si è chiusa con un manifesto elaborato da medici e pazienti, un decalogo delle dieci regole che prende spunto dal “Manuale di valutazione della comunicazione in oncologia” dell’Istituto superiore di sanità, ministero della Salute. Un documento che è il primo step di una road map per il futuro.
“Comunicazione medico-paziente: il problema non è solo nella giusta comunicazione della prima diagnosi, ma nella giusta comunicazione in tutte le fasi della malattia. La formazione del personale sanitario deve cominciare dai corsi universitari e deve prevedere una giusta valutazione anche in sede concorsuale”, ha spiegato Daniele Farci, dirigente medico oncologo del Businco e coordinatore regionale Aiom, Associazione italiana oncologia medica. “I pazienti stessi o i loro familiari devono esprimere delle periodiche valutazioni sul grado di soddisfazione circa il rapporto comunicativo con il singolo professionista sanitario. L’evento di oggi dovrebbe proseguire con le seguenti iniziative: tavola rotonda con gli organismi dirigenziali dell’Università e dell’Asl con l’intento di favorire idonei percorsi di formazione nella comunicazione per i futuri medici, per gli specializzandi e per quelli che già sono oncologi; con la proposta di fornire ai pazienti periodici questionari di gradimento circa le capacità comunicative del personale sanitario e creazione di un documento nel quale, soprattutto agli organismi dirigenziali dell’Asl, si sottolinei la necessità di creare, a parte il processo formativo, le giuste condizioni ambientali che favoriscano il rapporto medico-paziente”.
Come sottolineato nello spot “#FattoreK-Passa il messaggio”, informare ed educare una persona che scopre di avere il cancro è un aspetto essenziale della terapia. “Il medico oncologo quotidianamente comunica diagnosi, percorsi terapeutici, prognosi. Una corretta comunicazione sta alla base dell’assistenza oncologica: evidenze scientifiche mostrano come questa favorisca la soddisfazione dei pazienti, il loro coinvolgimento nel processo decisionale, la partecipazione a studi clinici e il miglioramento dei sintomi e del distress psicologico”. Non ha dubbi Manuela Dettori, dirigente medico oncologo del Businco. “Questo aspetto di fondamentale importanza si scontra con carenze di strumenti, materiali e risorse dedicati al processo informativo-educativo dei malati e delle loro famiglie e con le carenze formative del personale medico e non. Le linee guida Aiom 2014 raccomandano con forza la partecipazione degli oncologi a corsi specifici per migliorare le competenze comunicative”.
Un’iniziativa che prende spunto da un documento del ministero. “Siamo partiti dal documento che il ministero della Salute, circa un anno e mezzo fa, ha dato al pubblico dove si richiedeva per gli operatori che lavorano all’interno di strutture oncologiche una formazione specifica sulla capacità di comunicare, entrare in dialogo con i pazienti, con chi vive l’esperienza della malattia dalla prima diagnosi, ai percorsi di cura, alle ricadute”, ha sottolineato Maria Dolores Palmas, infermiera del reparto di Oncologia Medica dell’ospedale Oncologico Cagliari, leader gruppo Abbracciamo un sogno. “Con le giornaliste di Sardegna Medicina ci siamo fermate a considerare cosa fosse necessario per comunicare in maniera adeguata e allora è nata l’idea di mettere intorno allo stesso tavolo tutte le figure che entrano in contatto col paziente e lo prendono in carico. Questo è il primo step che aprirà tutta una serie di tavoli di lavoro a vari livelli”.
Il fattore k è il cancro, la k è la lettera che spesso viene usata per abbreviare la parola cancro. “Il fattore k è qualcosa che può creare isolamento, si fa fatica a entrare in relazione con chi ha questa malattia. Entra nella vita delle persone e le rovescia, chiude le finestre, chiude le porte. Ma noi passiamo un messaggio che il gruppo Abbracciamo un sogno ormai da 4 anni si impegna a portare in giro, che di cancro si vive”, afferma la leader del gruppo. “E questo non vuol dire che oggi, 2014, che si compie il miracolo della guarigione. Il cancro purtroppo fa parte della vita quotidiana delle persone e allora dobbiamo imparare ad affrontare, a conviverci, a parlarne serenamente. Il nostro compito è prendere in carico i malati, dedicare loro del tempo, cucire loro addosso la terapia per fare in modo che il paziente continui a sentirsi persona”.
La campagna è realizzata da Sardegna Medicina e Gruppo Abbracciamo un sogno con il patrocinio di Società italiana psiconcologia, Sipo, Associazione italiana oncologia medica, Aiom e Asl 8 di Cagliari.
Si ringrazia il rettore dell’Università di Cagliari e il Cus Cagliari. Si ringrazia inoltre la Volponi Legnami.