Setticemia: osservare il ‘passo’ dei neutrofili salva la vita
La possibilità di sopravvivenza ridotta del 10% per ogni 6 ore di ritardo nella diagnosi di infezione. Osservare il movimento dei neutrofili aiuterà a prevedere l’insorgenza di sepsi specie nei pazienti vittime di ustioni
Predire con un paio di giorni di anticipo la sepsi, l’infezione sistemica che spesso colpisce fatalmente le persone vittime di ustioni, è ora possibile. Come? Guardando come si muovono i neutrofili, particolari cellule del sistema immunitario. Ad affermarlo è uno studio della Harvard Medical School di Boston (Stati Uniti) pubblicato dalla rivista PLOS ONE.
Cos’è la sepsi?
Nei pazienti con ustioni gravi che superano il 20% della superficie corporea una delle maggiori insidie è rappresentata dalla sepsi. In queste persone ad essere compromessa è la prima barriera di difesa rappresentata dalla pelle e contrarre un’infezione batterica non è un evento così raro. Non è un caso che il tasso di mortalità sia 30%. Non solo, ogni 6 ore di ritardo nella diagnosi di sepsi riduce le possibilità di sopravvivenza del 10%. Ecco perché, diagnosticare precocemente il fenomeno, è cruciale per la vita del paziente.
Come si effettua la diagnosi
Ad oggi diagnosticare la sepsi – spesso difficile a causa dei sintomi sovrapponibili ad altre forme di infezione- richiede un tempo che varia dalle 12 alle 24 ore. Ciò si verifica perché i batteri, per essere identificati, devono poter crescere in colture in laboratorio. Un tempo fin troppo lungo che non consente di trattare i pazienti tempestivamente. D’ora in avanti però, grazie alla tecnica sviluppata dai ricercatori statunitensi, i tempi si potrebbero accorciare. Non solo, la sepsi potrebbe essere diagnosticata ancor prima che si manifesti clinicamente.
Esercito senza comandante
Come spiega il professor Daniel Irimia, uno degli autori dello studio, «i neutrofili sono una componente del sistema immunitario. Ogni individuo sano possiede un esercito di 25 miliardi di queste cellule circolanti pronti a combattere gli agenti patogeni. Il test del sangue più diffuso per valutare la capacità del paziente di combattere le infezioni è la conta assoluta dei neutrofili. Ciò si basa sul presupposto che, come soldati ben addestrati, i neutrofili agiscano in maniera veloce ed efficace». Secondo questo assunto più neutrofili ci sono e migliore sarà la risposta. In realtà ciò non è vero e lo studio lo dimostra: non importa il numero, anche un grande esercito, se mal diretto, è destinato a soccombere.
I risultati dello studio
Partendo da questa idea i ricercatori di Harvard hanno sviluppato un semplice test per valutare la capacità dei neutrofili di muoversi nello spazio in presenza di una sostanza in grado di attrarli. Ciò è stato possibile sottoponendo i campioni di sangue al passaggio attraverso un sistema micro fluidico. I risultati sono immediati: dalle analisi è emerso che negli ustionati, a differenza delle persone sane, la capacità di muoversi e raggiungere l’obbiettivo è compromessa. Quando gli scienziati hanno tolto lo stimolo attrattivo i neutrofili “sani” si sono fermati, quelli provenienti dagli ustionati si sono mossi in maniera casuale e inefficace. Non solo, dai test è emerso che questo fenomeno è riscontrabile già 48 ore prima dei sintomi clinici della sepsi.
Meno antibiotici
I dati ottenuti aprono ora la strada all’utilizzo del test per trattare precocemente gli individui ustionati a rischio sepsi. Oltre a consentire un intervento precoce attraverso l’utilizzo di antibiotici, la possibilità di diagnosticare la sepsi in maniera così rapida e precisa potrebbe ridurre l’uso inappropriato di queste molecole» conclude Irmia.
Un cambio di rotta importante soprattutto alla luce delle ultime catastrofiche previsioni sulle infezioni batteriche. Secondo un’indagine presentata nelle scorse settimane dal governo inglese, i microrganismi nel 2050 uccideranno più del cancro.