Fibre muscolari in laboratorio, in grado di contrarsi

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Ricreate in laboratorio fibre capaci di contrarsi. Verranno utilizzate per testare i farmaci e poter così elaborare cure «su misura» per ciascuno. Riducendo anche l’impiego di animali

Niente paura, non si tratta di esperimenti al limite della fantascienza. Per aumentare la massa muscolare servirà ancora andare in palestra. Ciò che di rivoluzionario è stato compiuto dai ricercatori della Duke University di Durham (Stati Uniti) consentirà invece terapie ancor più personalizzate. A loro va infatti il merito di essere riusciti a ricreare in laboratorio un tessuto muscolare perfettamente funzionante. Fibre che serviranno per testare i farmaci migliori da somministrare ai malati. Lo studio è stato da poco pubblicato sulla rivista eLife.

Per ricreare il muscolo gli scienziati statunitensi hanno utilizzato cellule progenitrici delle fibre muscolari sottoponendole ad un trattamento in grado di moltiplicarle.

Successivamente, ottenuto un quantitativo sufficiente, sono state poste a contatto con alcuni fattori di crescita al fine di farle differenziare in tessuto muscolare adulto. Differenziazione riuscita in quanto i ricercatori, dopo aver sottoposto le fibre ad uno stimolo elettrico, sono riusciti a farle contrarre proprio come avviene per i muscoli del corpo. Ma l’aspetto forse più interessante riguarda la risposta alla somministrazione di farmaci. In seguito ad un “bagno” di clenbuterolo -un broncodilatatore capace anche di aumentare la massa- il muscolo “artificiale”rispondeva in maniera uguale agli altri.

Come spiega il professor Nenad Bursac, coordinatore della ricerca, «attraverso questo approccio è possibile pensare di prelevare un frammento di muscolo di un paziente – attraverso una biopsia- farlo crescere in laboratorio e utilizzarne campioni per verificare quali farmaci funzionano meglio in quel singolo malato». E’ questo il classico esempio di medicina personalizzata: sperimentare una cura tagliata su misura per le caratteristiche del singolo caso.

Ma lo studio appena pubblicato apre ora anche a nuove e interessanti prospettive nel campo della sperimentazione animale. Da anni gli scienziati utilizzano la strategia delle 3 R: ricerca di metodi alternativi («Replacement»), riduzione nel numero di cavie utilizzate («Reduction») e miglioramento delle condizioni in laboratorio («Refinement»). Con la loro ricerca sarà possibile, per alcuni tipi di test, centrare questi obbiettivi.

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