Di nuove liberalizzazioni il servizio farmaceutico può solo morire

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 Fofi

Roma, 6 febbraio 2015 – “Nel servizio farmaceutico non esistono più né rendita né posizione. Se si parla di rendita, ma sarebbe meglio dire profitti da lavoro, i margini della farmacia si sono ridotti costantemente dal 2001 per molti fattor, dall’introduzione del generico all’istituzione della distribuzione ausiliaria.

Quanto alla posizione, con una previsione di 20mila farmacie dopo la conclusione del Concorso straordinario mi sembra arduo parlare di barriere all’ingresso del settore. Senza contare che anche questo concorso, che secondo l’allora Presidente Monti avrebbe dovuto aprire a 7-8mila giovani farmacisti, grazie alle associazioni istituite in questa occasione, viene vanificato da questa manovra da parte di un Governo che a parole fa del sostegno ai giovani la sua missione principale.

Non sembra averlo capito il Governo, ma l’hanno capito bene i giovani, dal momento che molte facoltà di farmacia sono ben lontane dal raggiungere le nuove iscrizioni previste dal numero programmato”. Queste le considerazioni, che dipingono il quadro di un settore in forte crisi, del segretario della Federazione degli Ordini dei Farmacisti, Maurizio Pace, dopo le dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo economico che ribadiva l’intenzione di procedere con ulteriori liberalizzazioni. “Non è questo il solo indicatore da considerare: ormai il numero dei titolari di farmacia e parafarmacia che non sono in grado di versare i contributi previdenziali è davvero preoccupante; infine non si può trascurare che anche gli strumenti finanziari di cui si erano dotati i titolari di farmacia per sostenere la loro attività hanno ceduto sotto il peso della crisi economica” prosegue Pace.

“In queste condizioni, ulteriori deregolamentazioni significherebbero il venir meno del carattere di impresa civile della farmacia, e la desertificazione delle aree meno “appetibili” in particolare nel Mezzogiorno. L’unico sbocco plausibile sarebbero infatti le concentrazioni e le integrazioni verticali all’interno della filiera, nella migliore delle ipotesi, oppure l’infiltrazione di capitali di non chiara provenienza che ormai in tutto il paese sono alla ricerca di sbocchi”. In conclusione per il segretario della FOFI “l’unico atteggiamento utile al paese sarebbe esaminare finalmente la situazione del settore della distribuzione del farmaco basandosi sui dati fatto, mirando a migliorare il servizio ai cittadini e non ad aprire mercati per pochi a scapito di molti”.

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