Football americano: iniziarlo prima dei 12 anni mette a rischio lo sviluppo cognitivo

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Football americano: iniziarlo prima dei 12 anni mette a rischio lo sviluppo cognitivo

Roma, 6 feb. (AdnKronos Salute) – Iniziare a praticare il football americano già prima dei 12 anni può mettere a rischio lo sviluppo cognitivo dei ragazzi da grandi.

Lo ha stabilito uno studio della Boston University School of Medicine, pubblicato sulla rivista ‘Neurology’. Tra i professionisti che hanno iniziato a giocare prima dei 12 anni si è registrato un maggiore deterioramento cognitivo in età avanzata rispetto ai coetanei che hanno cominciato più tardi. “I nostri risultati – afferma Robert A. Stern, autore del lavoro – suggeriscono che l’esposizione della testa ad urti ripetuti, come avviene nel football, in un momento critico dello sviluppo del cervello è associato a difficoltà cognitive quando si è adulti”. brain_traumas

Lo studio è stato condotto su ex atleti professionisti, un gruppo altamente selezionato.

Da questo i ricercatori hanno poi selezionato 21 coppie di pari età, con uno dei componenti che aveva iniziato a praticare il football prima dei 12 anni. Ebbene, proprio questi ultimi “hanno riportato risultati significativamente peggiori in tutti i test cognitivi a cui sono stati sottoposti. Un dato – osserva Stern – che evidenzia difficoltà di esecuzione, disturbi della memoria, un livello intellettivo verbale più basso”.

Il problema di iniziare l’attività agonistica molto preso, soprattutto se si sceglie uno sport di contatto come il football, è legato alla fase di sviluppo che attraversano a quell’età i ragazzi: “Tra i 10 e 12 anni si vive un periodo chiave di sviluppo del cervello, con l’ispessimento corticale, l’aumento del volume dell’ippocampo e dell’amigdala. Crediamo che se il cervello subisce dei traumi in questo momento critico, potrebbero verificarsi conseguenze a lungo termine”.

I danni neurologici e cognitivi causati dalle concussioni o dai traumi molto diffusi nel football è negli ultimi anni un tema molto dibattuto in Usa, con ricerche e lavori scientifici che hanno coinvolto anche l’Nfl, la maggiore lega professionistica di football americano. Questo studio è uno dei primi che fa luce su quello che può accedere al cervello una volta che si è appeso il casco al chiodo ma si è iniziata l’attività agonistica troppo presto.

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