Ipertensione: lì dove non arrivano i farmaci, nel futuro una graffetta risolverà il problema
Impiantata nella gamba, è efficace anche quando i farmaci non funzionano
Controllare la pressione alta è fondamentale per proteggere la salute cardiovascolare. Purtroppo, però, a volte nemmeno i farmaci riescono a far fronte all’ipertensione. Una nuova speranza per chi è alle prese con quella che potrebbe essere definita “pressione alta resistente” arriva dalle pagine di Lancet, che ha pubblicato i risultati delle sperimentazioni di un nuovo dispositivo impiantabile condotte alla Queen Mary University di Londra.
L’impianto ha le dimensioni di una graffetta da ufficio e consente di eseguire un’anastomosi artero-venosa a livello della parte alta coscia, viene cioè inserito tra una vena e un’arteria.
La procedura, che dura solo 40 minuti e viene eseguita in anestesia locale, è stata testata in 44 pazienti alle prese con problemi di pressione alta che non rispondevano ad almeno 3 trattamenti farmacologici diversi, confrontandone l’efficacia con quella delle cure standard cui sono stati sottoposti altri 39 pazienti in condizioni cliniche paragonabili. E’ stato così scoperto che l’inserimento della graffetta riduce significativamente e in modo duraturo la pressione, il numero di complicazioni ad essa associate e i ricoveri ospedalieri resi necessari da crisi di pressione alta.
“E’ un modo completamente nuovo e altamente promettente di pensare al trattamento della pressione alta – sottolinea Melvin Lobo, primo nome dello studio – I farmaci esistenti si concentrano sulla regolazione ormonale o nervosa della pressione, e trattamenti più nuovi come la denervazione renale si concentrano esclusivamente sul sistema nervoso dei reni”. Il ricorso all’anastomosi artero-venosa mediante l’uso di questa graffetta è efficace non solo quando i farmaci sembrano inutili, ma anche quando la denervazione renale è inefficace; per di più rispetto a quest’ultima presenta il vantaggio di essere un trattamento totalmente reversibile e indolore. La sua azione mirata sugli aspetti meccanici della circolazione permette inoltre un effetto immediato, altro aspetto che rende questo approccio unico rispetto agli altri attualmente disponibili.
Purtroppo gli effetti collaterali non mancano. Il 29% dei pazienti cui è stata impiantata la graffetta hanno avuto a che fare con gravi gonfiori alla gamba che hanno richiesto l’intervento medico, ad esempio per inserire uno stent nella vena. Ciononostante secondo i ricercatori si tratta di una valida alternativa terapeutica, soprattutto nei casi in cui altri approcci risultino inefficaci. Al momento, però, l’approccio non è ancora pronto a fare il suo ingresso ufficiale nella pratica clinica. “Abbiamo bisogno di fare più ricerche”, sottolinea Lobo, secondo cui gli aspetti che restano da chiarire sono gli effetti a lungo termine, la sicurezza e gli esatti meccanismi di funzionamento della graffetta una volta impiantata nell’organismo.