Misurata la terza dimensione dei geni del cancro

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Pubblicata oggi sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Genetics una ricerca dell’Istituto di Candiolo coordinata dal professore Enzo Medico.

I ricercatori del Laboratorio di Oncogenomica hanno sviluppato una nuova tecnica di analisi dei tumori, che permette di studiare come le cellule cancerose sfruttano le cellule normali dell’organismo per favorire la propria crescita e sopravvivenza. Lo studio è finanziato dal 5 per 1000 destinato all’IRCCS di Candiolo e dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro

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inizio TESTO Candiolo, 24 Febbraio 2015 – I ricercatori del Laboratorio di Oncogenomica dell’Istituto di Candiolo hanno sviluppato una nuova tecnica di analisi dei tumori, che permette di studiare come le cellule cancerose sfruttano le cellule normali dell’organismo per favorire la propria crescita e sopravvivenza. E’ noto che i tumori sono costituiti da due componenti principali: le cellule neoplastiche, che proliferano in maniera incontrollata, e lo “stroma”, che le sostiene, le nutre e le protegge.

Le cellule dello stroma sono cellule normali dell’organismo che derivano dai tessuti adiacenti al tumore e dal midollo osseo e che trasmettono alle cellule neoplastiche segnali di proliferazione e sopravvivenza. A loro volta, le cellule neoplastiche sollecitano lo stroma a formare nuovi vasi sanguigni, apportando ossigeno e nutrienti, e a generare ulteriore tessuto connettivo di supporto. Questo circuito di reciproca stimolazione fra cellule neoplastiche e stroma è alla base dell’evoluzione maligna del cancro.  

Per risolvere questo problema Claudio Isella, del Laboratorio di Oncogenomica diretto dal Prof. Enzo Medico, ha sviluppato una tecnica che consente di distinguere, nello stesso campione tumorale, il profilo molecolare dello stroma da quello delle cellule neoplastiche. La ricerca, pubblicata oggi sulla rivista Nature Genetics, ha sfruttato un modello sperimentale in cui le cellule di tumori umani crescono sostenute da uno stroma derivato da cellule murine. In questo modo, grazie alla diversa sequenza dei geni delle due specie, è possibile separare i due profili molecolari, cogliendo nuovi dettagli e rendendo visibile anche una terza dimensione, cioè le interazioni fra le cellule cancerose e quelle stromali. Il tumore su cui è stata sviluppata e applicata la nuova tecnica è stato il cancro del colon-retto, che origina dalle cellule dell’intestino e causa, solo in Italia, oltre ventimila decessi all’anno.

I ricercatori di Candiolo hanno così scoperto che, fra i tumori del colon-retto, i più maligni e resistenti sono quelli in cui le cellule cancerose meglio “ingannano” l’organismo ospite, sfruttando i meccanismi con cui questo normalmente sostiene lo sviluppo e la riparazione dei propri tessuti. Questi tumori sono infatti particolarmente ricchi di stroma, di vasi sanguigni e di cellule immunitarie che, anziché aggredire le cellule tumorali, ne stimolano la crescita e la sopravvivenza.

Questo lavoro, che ha coinvolto clinici e ricercatori di Candiolo e dell’Università di Torino, e collaboratori internazionali, apre importanti prospettive alla diagnosi e trattamento del cancro colorettale, consentendo di evidenziare quei tumori in cui il contributo dello stroma è particolarmente importante, e su cui sarebbe quindi opportuno agire con trattamenti miranti non solo ad aggredire le cellule neoplastiche, ma anche a interferire nei rapporti tra stroma e tumore. 

Per la realizzazione dello studio sono stati cruciali i contributi forniti all’Istituto di Candiolo dal 5 per mille dei cittadini italiani, e al Laboratorio di Oncogenomica dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC).

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