Gioco d’azzardo patologico, colpisce 800mila italiani e il numero è in drammatico aumento. Nel 2014 gli italiani hanno speso 90 miliardi di euro nel gioco.
È un vero e proprio allarme sociale e sanitario, tanto che il Ministro della Salute ha deciso di inserirlo nei Lea, i livelli essenziali di assistenza.
Il Gioco d’azzardo patologico colpisce oggi 800mila italiani e il numero è destinato a salire. Nell’ultimo anno gli italiani hanno speso nel gioco 90 miliardi di euro. Michele Sforza, Direttore presso la Casa di Cura Le Betulle del Centro CESTEP (Centro per lo studio e la terapia delle psicopatologie) specializzato nel trattamento della dipendenza da sostanze e da comportamenti, ci spiega cosa caratterizza questa patologia.
Da molti anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto il Gioco d’Azzardo Patologico come una vera e propria malattia che, a un certo punto del suo processo, aggira la consapevolezza e la volontà di una persona, spingendola a giocare al di là di ogni logica e spesso contro il suo stesso interesse.
Il numero di italiani affetti da questa patologia è drammaticamente cresciuto negli anni e oggi si stima che arrivi a circa 800.000 persone. Se nel 2004 gli italiani giocavano annualmente circa 25 Miliardi di euro, oggi la cifra è salita a circa 90 Miliardi. Inoltre l’Italia si pone al quarto posto, preceduta solamente dagli USA, dalla Cina e dal Giappone, tra i paesi dove gli scommettitori perdono di più. Cifre assolutamente di rilievo e che, se rapportate al numero di abitanti, portano il nostro paese in una posizione ancora più alta in questa classifica: seguendo questo ulteriore parametro l’Italia è il secondo paese nel mondo per perdite legate al gioco d’azzardo, preceduto soltanto dall’Australia. Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha recentemente annunciato che le patologie legate al gioco d’azzardo saranno inserite nei Lea, i livelli essenziali di assistenza medica forniti gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale.
Ma quando si può parlare di dipendenza patologica? Il Dott. Michele Sforza, Direttore presso la Casa di Cura Le Betulle del Centro CESTEP (Centro per lo studio e la terapia delle psicopatologie), specializzato nel trattamento della dipendenza da sostanze (Alcolismo) e da comportamenti (Gioco d’azzardo patologico e Dipendenza da Internet), spiega: “Dipendere da qualcosa significa averne bisogno e gli esseri umani hanno bisogno di molte cose di cui non possono fare a meno (cibo, ossigeno, affetti, socialità ecc.). Ma questi bisogni non hanno caratteristiche patologiche perché non portano conseguenze negative, anzi ci fanno vivere meglio. Si parla invece di dipendenze patologiche quando una persona non solo ha bisogno di sostanze o comportamenti gratificanti, ma quando questi diventano non più controllabili. Le attività in questione, da ludiche, sociali e moderate, diventano progressivamente una gabbia dalla quale la persona non riesce più ad uscire in quanto travolta drammaticamente dal bisogno compulsivo di agire quelle attività ripetutamente e senza più controllo. Schiacciata dalle conseguenze problematiche di tale abuso continuativo, la persona viene via via sopraffatta e perde ogni speranza e ogni volontà di poterne uscire”.
Ad essere colpita da questa patologia è una fascia di popolazione piuttosto giovane. “Mentre solitamente i pazienti che soffrono di Dipendenza alcolica e si rivolgono al nostro Servizio hanno mediamente un’età fra i 30 e i 55 anni, il gioco d’azzardo patologico porta presso la nostra struttura persone in età minore, fra i 25 e i 40 anni” afferma il Dott. Sforza.
Le famiglie di coloro che soffrono di dipendenza patologica da gioco d’azzardo sono duramente colpite dalle conseguenze negative correlate ad essa. “I familiari soffrono per i comportamenti dell’ammalato, per le sue patologie psichiche o fisiche, per la perdita del lavoro e per la mancanza di un valido supporto affettivo per gestire la propria vita e la stessa famiglia. La famiglia dei pazienti deve essere aiutata sia a superare le tante sofferenze subite, sia ad essere informata e sostenuta per aiutare il familiare ammalato ad affrontare il percorso di cura. Presso la Casa di Cura Le Betulle la famiglia riveste un ruolo di grande importanza in tutte le fasi del processo terapeutico e viene considerata un elemento di primaria importanza per il felice esito delle cure” conclude il Dott. Michele Sforza.