Gravidanza: quali sono le armi contro il citomegalovirus

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Basta seguire poche norme igieniche per ridurre il rischio di infezione. Le prove in uno studio italiano
Si chiama Cmv, citomegalovirus, ed è la principale causa infettiva di sordità e ritardo psicomotorio congenito.

Ogni anno in Italia sono 2 mila bambini a nascere già infetti, ma per prevenire l’infezione nel pancione è sufficiente che la mamma segua poche semplici norme igieniche. A indicarle è uno studio italiano pubblicato sulla rivista EBioMedicine, secondo cui per ridurre al minimo la possibilità che il piccolo contragga l’infezione durante la gravidanza è sufficiente lavarsi spesso le mani, non condividere cibo e bevande e oggetti personali – dalle stoviglie alla biancheria – ed evitare di baciare i bambini sulla bocca e sul volto o di portare alle labbra ciò che un bimbo può mettere nella sua bocca, dal ciuccio ad anche i suoi piedini.

Per elaborare queste raccomandazioni gli autori dello studio – esperti delle cliniche ostetrico-ginecologica universitaria dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino e della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia – hanno monitorato l’insorgenza dell’infezione nelle 9 mila donne incinte coinvolte nella loro ricerca.

Fra le future mamme che non erano informate sul citomegalovirus 9 su 100 lo hanno contratto; una corretta informazione ha invece permesso di circoscrivere l’infezione a 1donna su 100.

Le buone notizie non finiscono però qui. Quando, al termine dello studio, alle partecipanti è stato chiesto quanto fosse difficile seguire le norme igieniche su cui si fonda la prevenzione dell’infezione ben il 93% le ha giudicate del tutto proponibili alle donne esposte al rischio di contrarre il Cmv. La battaglia contro il virus sembra quindi poter essere vinta da tutte le donne a rischio sfoderando due semplici armi: informazione e igiene.

IL CITOMEGALOVIRUS. Il Cmv è frequente e abbondante nelle urine e nella saliva dei bambini al di sotto dei 3 anni d’età. I due terzi circa delle infezioni primarie (cioè dei casi in cui si contrae l’infezione per la prima volta nella vita) riguardano le donne alla seconda gravidanza o alle successive e in genere sono contratte tramite i bambini piccoli, che nella maggior parte dei casi entrano in contatto con il virus portando alla bocca mani o oggetti contaminati. A loro volta i bimbi possono contrarre l’infezione nel pancione della mamma; tale evenienza è in genere associata a conseguenze più gravi quando l’infezione primaria avviene durante la gravidanza. In Italia il 10-20% dei bambini con infezione congenita ne presenta i sintomi già alla nascita o li sviluppa nei primi anni di vita.

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