Cervello in adolescenza: più propenso ad imparare e più sensibile al meccanismo di ricompensa

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Gli adolescenti sono più sensibili ai comportamenti che prevedono una ricompensa, un’inclinazione di cui finora sono stati studiati soltanto gli effetti negativi. Ma una nuova ricerca dimostra che nel cervello degli adolescenti il sistema della ricompensa, più sviluppato, è collegato a risultati migliori nell’apprendimento e nella memoria.

Gli adolescenti sono più inclini degli adulti a seguire comportamenti che promettono una ricompensa. Ma se fino ad ora questa tendenza era stata collegata soprattutto a un rischio più alto di compiere azioni dannose, uno studio appena pubblicato su Neuron fornisce una prova importante del suo ruolo adattativo: preferire atteggiamenti che portano a una gratificazione potrebbe anzi essere una caratteristica essenziale nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

A sostenerlo è un gruppo di scienziati della Columbia University, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Harvard e dell’ospedale psichiatrico di New York, che ha chiesto a 41 adolescenti (di età fra 13 e 17 anni) e a 31 adulti (tra i 20 e i 30 anni) di svolgere un compito in cui veniva valutata la capacità di imparare sulla base di un rinforzo, positivo o negativo.

“In parole povere, l’apprendimento per rinforzo significa fare una scelta, sapere se è corretta o sbagliata, e usare questa informazione per compiere una scelta migliore la volta successiva”, spiega Juliet Davidow, prima autrice della ricerca. 

Dopo ogni scelta, ai soggetti veniva presentata anche l’immagine di un oggetto a caso, che sarebbe poi stata utilizzata in un secondo momento in un test di memoria. 

Conoscendo la propensione degli adolescenti per le scelte che conducono a un rinforzo positivo, i ricercatori si aspettavano che le prestazioni dei più giovani avrebbero superato quelle degli adulti, come in effetti hanno osservato.

Anche nel test di memoria gli adolescenti ricordavano meglio degli adulti gli oggetti apparsi dopo una scelta corretta, una prova che l’apprendimento sulla base di un rinforzo positivo e il ricordo dell’oggetto sono due processi strettamente 
collegati.

Gli scienziati hanno quindi studiato l’attività del cervello, sottoponendo i partecipanti a risonanza magnetica funzionale (fMRI) durante lo svolgimento dei compiti.

L’analisi dei risultati ha dimostrato che le abilità del gruppo più giovane erano associate a una maggiore attivazione dell’ippocampo, e non dello striato – un’area che si sa essere coinvolta nei comportamenti in cui è prevista una ricompensa – contrariamente al gruppo degli adulti. Inoltre, negli adolescenti ma non negli adulti, l’attività dell’ippocampo era coordinata con quella dello striato.

I dati dimostrano per la prima volta che negli adolescenti possono interagire tra loro due diverse forme di apprendimento (l’apprendimento per rinforzo e la memoria), col risultato di ottimizzare le scelte compiute. Come ha dichiarato Daphna Shohami, autrice leader dello studio, “collegando due stimoli che non sono intrinsecamente connessi, il cervello degli adolescenti potrebbe costruire una comprensione più ricca di ciò che lo circonda, durante una fase importante della vita”.

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