19° edizione del Congresso Internazionale di Medicina del Cane e del Gatto: esperti a confronto su diagnostica e metodi clinici
Circa 1000 veterinari italiani si sono riuniti a Riccione dal 16 al 18 giugno per discutere di “Breed Oriented Approach” o “Approccio orientato alla razza” |
Milano, 26 giugno 2017 – “Breed Oriented Approach” o “Approccio orientato alla razza”. Questo il tema al centro della 19° edizione del Congresso Internazionale di Medicina del Cane e del Gatto, che ha visto riuniti, a Riccione dal 16 al 18 giugno scorsi, circa 1000 veterinari italiani. L’appuntamento, organizzato da Boehringer Ingelheim Animal Health, si conferma uno degli eventi di aggiornamento culturale veterinario più apprezzati nel panorama nazionale.
Ben conosciuto tra gli ortopedici, il “Breed Oriented Approach” è un approccio clinico innovativo – che tiene conto della specificità genetica della razza – per diagnosticare e, di conseguenza, trattare correttamente, malattie già note. Patologie neurologiche, ortopediche, cardiache, respiratorie, dermatologiche e oncologiche ricorrenti in una razza piuttosto che un’altra. A parlarne, i dottori Massimo Petazzoni, Davide De Lorenzi, Luca Ferasin, Paolo Buracco e la dottoressa Michela de Lucia. A introdurre l’evento, il professor Gualtiero Gandini, Coordinatore del corso di Laurea in Medicina Veterinaria presso l’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna.
«Negli ultimi dieci anni, da quando è stato sequenziato il genoma del cane nel 2004, la genetica ha fatto passi da gigante, modificando diversi aspetti relativi alla conoscenza e alla diagnosi delle malattie – ha spiegato il professor Gandini -. Sono state fatte scoperte significative sul suo ruolo in molte patologie e sulla possibilità di utilizzare test genetici volti alla diagnosi ma anche alla prevenzione della disseminazione di caratteri considerati negativi. In molti casi, si è scoperto il problema genetico alla base di una serie di patologie legate alla razza. Ci sono, infatti, razze che, per determinate ragioni genetiche finalmente scoperte, manifestano in modo ricorrente una patologia. La conoscenza della mutazione alla base di una malattia e lo sviluppo di un relativo test genetico, potrebbe rappresentare per il mondo degli allevatori un valido aiuto per orientare le scelte riproduttive, permettendo di allontanare gradualmente i caratteri indesiderati».
Per alcune malattie, la componente genetica è legata alla definizione della struttura dell’organismo. È il caso dei cani di grossa taglia, come il Pastore Tedesco o il Terranova che, per ragioni legate allo sviluppo precoce, incorrono in una serie di problemi motori di tipo biomeccanico. Ci sono, invece, malattie come la Mielopatia Degenerativa (MD) che, pur esprimendosi in età avanzata, riconoscono alla loro base una mutazione genetica. La MD è una malattia del Sistema Nervoso a carattere progressivo con aspetti simili alla Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) dell’uomo, descritta per la prima volta nel 1973 nel Pastore Tedesco. Studi recenti hanno, infatti, dimostrato che la MD è una malattia genetica che colpisce non solo il pastore tedesco ma anche cani di piccola taglia. La mutazione scoperta è di estremo interesse perché, oltre ad essere molto diffusa (è presente in oltre un centinaio di razze e in circa 24 ne è stata dimostrata l’associazione con lo sviluppo della MD), rappresenta un modello spontaneo importante per studi di medicina traslazionale, in particolare per la SLA dell’uomo.
Durante la tre giorni congressuale si è cercato, quindi, di fornire una panoramica delle principali patologie diagnosticabili tramite test genetico legato alla specifica tipologia di cane.
«Quando un veterinario si trova di fronte a determinate razze, deve necessariamente considerare le patologie ad esse correlate. La possibilità di disporre di test genetici mirati rappresenta un’arma in più per la diagnosi precoce – ha affermato ancora Gandini -. Nell’ambito del procedimento diagnostico, il test genetico è un’ulteriore opportunità da affiancare alle procedure tradizionali senza però sostituirle; questo perché potrebbe non esserci una totale corrispondenza tra la positività del test e una determinata malattia. Un esempio calzante è fornito, ancora una volta, dalla Mielopatia Degenerativa che, di norma, compare dopo i cinque anni di età. Un animale clinicamente sano, positivo al test, potrebbe sviluppare la malattia in età più avanzata. Tuttavia, verosimilmente per una penetranza incompleta della mutazione, ci sono animali positivi al test genetico che non sviluppano mai la malattia e muoiono in tarda età per altre cause. Ciò significa che affidarsi al solo test genetico può indurre in errore».
Diversi gli esempi portati dagli esperti a Riccione. Sotto il profilo ortopedico si è parlato di lussazione mediale della rotula, tipica in razze come lo Yorkshire, il Terrier o il Bassotto, accomunate da un particolare tipo di morfologia. È opinione diffusa, infatti, che la maggioranza di queste lussazioni sia congenita e ereditaria. I Bulldog francese e inglese, così come il Carlino, invece, sono stati citati come cani con rilevanti difficoltà respiratorie dovute a malformazioni morfologiche delle prime vie respiratorie. Stando a quanto affermano gli esperti, a causa della esasperata pressione selettiva per ottenere determinati caratteri estetici, si sono sviluppate anomalie delle prime vie respiratorie che arrivano a compromettere la normale vita del cane. Protagonisti della sessione dedicata ai problemi cardiaci, invece, il Cavalier King Charles Spaniel e il Doberman che, a causa di un difetto genetico, soffrono rispettivamente di insufficienza della valvola mitrale e di miocardiopatia dilatativa. La conclusione, invece, è stata dedicata alle malattie dermatologiche con componente genetica e ai tumori. Nello specifico, si è visto come alcune tipologie di tumore siano ricorrenti in alcune razze, come il Golden Retriever e il Bovaro del Bernese.
«L’esasperata ricerca di caratteri estetici di un certo tipo non può dimenticarsi della qualità di vita e della salute degli animali. Com’è noto, gli accoppiamenti tra animali con corredi genetici molto simili favorisce un’espressione più rapida non solo delle caratteristiche estetiche desiderate, ma anche di patologie altrimenti poco rappresentate. Per questo motivo, i veterinari hanno il compito di sensibilizzare i proprietari di cani e gatti sul fatto che certe esasperazioni genetiche mal si sposano con il benessere del loro animale. Questo, soprattutto per creare in loro la necessaria consapevolezza sui problemi derivanti da una selezione genetica volta all’ottenimento del carattere estetico desiderato a spese della salute dell’organismo. In quest’ottica, l’esempio delle malattie respiratorie delle razze brachicefaliche è paradigmatico» – ha concluso il professore.
Boehringer Ingelheim
Farmaci innovativi per l’uomo e gli animali: per questo è conosciuta, da oltre 130 anni Boehringer Ingelheim, azienda fortemente guidata dalla ricerca. Boehringer Ingelheim, di proprietà familiare, è tra le 20 aziende leader nel settore a livello mondiale. Ogni giorno, circa 50.000 collaboratori creano valore attraverso l’innovazione nelle tre aree di business: farmaci per uso umano, settore veterinario e nella produzione biofarmaceutica conto terzi. Nel 2016, i ricavi delle vendite del gruppo Boehringer Ingelheim ammontavano a circa 15,9 miliardi di euro. L’azienda ha investito più di tre miliardi di euro, pari al 19,6% dell’intero fatturato, in Ricerca e nello Sviluppo.
La responsabilità sociale è un elemento innato per Boehringer Ingelheim. A questo proposito, l’azienda è impegnata nel sociale, con progetti come l’iniziativa “Making More Health”. Inoltre, il gruppo Boehringer Ingelheim promuove attivamente il tema della Diversity in azienda, traendo beneficio dalle esperienze e dalle differenti competenze di ciascun collaboratore. La tutela e la sostenibilità ambientale sono al centro di ogni attività aziendale.
Per maggiori informazioni visitate il sito www.boehringer-ingelheim.com.
Boehringer Ingelheim Animal Health
Boehringer Ingelheim Animal Health è impegnata nel migliorare la salute e il benessere dell’umanità, promuovendo i benefici emotivi e fisici che derivano dal legame degli uomini con gli animali, offrendo, da quasi 60 anni, soluzioni per la prevenzione e il trattamento delle malattie che colpiscono questi ultimi.