VETERINARI INGLESI: L’OMEOPATIA NON FUNZIONA. VETERINARI ITALIANI: È FALSO, ERRORI E PREGIUDIZI ANTI-SCIENTIFICI
E’ scontro sulle Medicine complementari tra i veterinari: uno studio inglese mette in discussione l’efficacia dell’omeopatia. Ma i colleghi italiani non ci stanno: “Nella pubblicazione ci sono errori e colpevoli omissioni, siamo nuovamente dinnanzi a pregiudizi che non hanno nulla di scientifico”
Dopo lo studio recentemente pubblicato da “Veterinary Record” che ha messo in discussione l’efficacia dell’omeopatia, attribuendone i benefici in veterinaria al solo effetto placebo (1), prendono la parola i veterinari italiani aderenti alla IAVH – International Association Veterinary Homeopathy – contestando in modo netto la posizione inglese: “I molteplici errori e omissioni in questa pubblicazione suggeriscono che non sia stata recensita da alcuna persona qualificata in omeopatia veterinaria”.
“L’approccio critico degli autori – dichiarano gli specialisti italiani in benessere animale – è basato soprattutto su argomenti teorici sul perché l’omeopatia non possa funzionare. E’ un approccio conosciuto come ‘pregiudizio sulla plausibilità’ che di scientifico non ha nulla, impedisce ogni valutazione approfondita e imparziale dell’evidenza clinica, e può portare perfino a violazioni degli standard scientifici nell’analisi sulla ricerca”. (2)
Il Prof. Robert Hahn – scienziato e ricercatore imparziale non riconducibile al mondo dell’omeopatia – aggiunge: “Le prove cliniche sui rimedi omeopatici mostrano che sono spesso superiori al placebo e i ricercatori che dichiarano l’opposto si affidano a studi invalidati, adottando metodi statistici non appropriati” (3).
“Il successo del trattamento omeopatico – sostengono i veterinari italiani favorevoli all’omeopatia – è basato sull’individualizzazione della terapia, metodo confermato come efficace anche da meta-analisi pubblicate su riviste scientifiche internazionali” (4), e – sebbene la modalità d’azione delle medicine omeopatiche non sia ancora conosciuta – la ricerca di base su animali (come rane, ratti, topi) e piante (frumento, lemna, piselli) – nonché cellule come i leucociti basofili, ha dimostrato che le preparazioni omeopatiche anche altamente diluite sono in grado di causare cambiamenti biologici misurabili (5), quindi non si può ragionevolmente presumere che le risposte a farmaci omeopatici siano dovute al solo effetto placebo. Riguardo poi specificatamente all’omeopatia veterinaria, vi sono meta-analisi (6) che mostrano complessivamente una tendenza positiva a comprova dell’efficacia dell’omeopatia sugli animali”, concludono i veterinari italiani.
“Come giustamente evidenziato dai veterinari della IAVH – ha dichiarato Paolo Roberti di Sarsina, medico e delegato italiano nel Consorzio CAMbrella dell’Unione Europea – in giugno 2017, la Commissione Europea ha adottato il nuovo piano d’azione europeo per Salute Unica (One Health) contro la resistenza agli antibiotici (7), che afferma che l’uso di antibiotici negli animali debba essere minimizzato il più possibile e mette in evidenza il bisogno di trovare alternative agli antibiotici, e le medicine complementari sono certamente tra queste opzioni”.
“L’intervento dei colleghi medici della IAVH – ha dichiarato Marco Del Prete, Presidente dell’Associazione Medica Italiana di Omotossicologia – è quanto mai puntuale: nonostante il continuo riproporsi del ‘disco rotto’ dell’effetto placebo, secondo il quale i benefici dell’omeopatia sarebbero riconducibili solo all’autosuggestione – cosa davvero singolare se consideriamo che in veterinaria si tratta bestiame che non è minimamente a conoscenza della tipologia di farmaci che gli vengono somministrati – i risultati del paradigma terapeutico non convenzionale sono da tempo sotto gli occhi di tutti e confermati da una crescente mole di studi scientifici di buona qualità. Negarli ottusamente sulla base di meri pregiudizi è l’atteggiamento più antiscientifico che si possa immaginare”.
NOTE:
(1) “Comparison of veterinary drugs and veterinary homeopathy”, part 1, Veterinary Record 08/05/17, and part 2, Veterinary Record 08/23/17
(2) AUSTRALIAN HOMEOPATHIC ASSOCIATION, HOMEOPATHY RESEARCH INSTITUTE (2017) Re-Analysis of the Australian report https://www.hri-research.org/resources/homeopathy-the-debate/the-australian-report-on-homeopathy/
(3) HAHN, R. G. (2013) Homeopathy: meta-analyses of pooled clinical data. Forschende Komplementaermedizin 20, 376-381 https://www.karger.com/Article/Pdf/355916
(4) MATHIE, R. T., LLOYD, S. M., LEGG, L. A., CLAUSEN, J., MOSS, S., DAVIDSON, J. R. T., FORD, I. (2014) Randomised placebo-controlled trials of individualized homeopathic treatment: systematic review and meta-analysis. Systematic Reviews 3, 142
(5) Marzotto M, Bonafini C, Olioso D, Baruzzi A, Bettinetti L, Di Leva F, et al. (2016) Arnica montana Stimulates Extracellular Matrix Gene Expression in a Macrophage Cell Line Differentiated to Wound-Healing Phenotype. PLoS ONE 11(11): e0166340. doi:10.1371/journal.pone.0166340
(6) MATHIE, R. T., CLAUSEN, J. (2015) Veterinary homeopathy: meta-analysis of randomised placebo-controlled trials. Homeopathy 104: 3-8 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25576265
(7) EUROPEAN COMMISSION (2017) A European One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance (AMR) https://ec.europa.eu/health/amr/sites/amr/files/amr_action_plan_2017_en.pdf