Protesi su misura per trattare le malattie complesse dell’aorta al Policlinico di Milano

aneurysm

aneurisma

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L’Aneurisma Aortico Addominale è una patologia poco conosciuta e sottovalutata. Se non monitorato regolarmente, può arrivare a rompersi provocando gravi conseguenze di salute e in alcuni casi esiti fatali.

Per prevenirlo basta poco! Per questo il team della Chirurgia Vascolare del Policlinico di Milano, diretta da Santi Trimarchi, partecipa il 29 settembre all'(H)-Open Day sull’Aneurisma Aortico Addominale promosso da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere). Ci saranno un punto informazioni dove chiedere consigli e ricevere materiale informativo, ma anche ambulatori dedicati per eseguire visite ed eco-color-doppler (su prenotazione).

L’aorta è l’arteria principale del nostro corpo, origina dal cuore e dà origine ai vasi che portano il sangue al cervello e a tutti gli organi principali. Per questo motivo le malattie dell’aorta, di cui le più comuni sono l’aneurisma e la dissezione, sono potenzialmente molto pericolose. La casistica del Policlinico si distingue per tecniche innovative mininvasive ed expertise multidisciplinare

L’aneurisma è la malattia prevalente dell’aorta caratterizzata da una dilatazione irreversibile dell’arteria, che può arrivare alla sua rottura: evento gravissimo da prevenire per l’emorragia che ne può determinare. Il segmento aortico più frequentemente coinvolto dalla dilatazione è quello addominale sottorenale, la cui attuale terapia è ben standardizzata, sia mediante tecniche open che endovascolari.

Quando invece le malattie coinvolgono l’aorta toraco-addominale si parla di patologia aortica complessa, i cui rischi legati ai trattamenti chirurgici aumentato in modo consistente rispetto al trattamento addominale, sia utilizzando terapie open che endovascolari. Per queste motivazioni, i Centri di Riferimento in Italia e all’estero che si occupano di questi pazienti non sono molti e, fra di essi, figura il Policlinico di Milano. La spinta propulsiva nel trattamento di queste patologie è legata all’arrivo 4 anni fa di Santi Trimarchi, come Direttore dell’unità di Chirurgia Vascolare, grazie alla sua esperienza pluridecennale in Italia ed all’estero.

“Negli ultimi vent’anni”, racconta Trimarchi, “l’evoluzione dei materiali ha permesso che la patologia aortica, sia toracica che addominale, possa essere trattata con tecniche sempre meno invasive, dette endovascolari, secondo diversi criteri clinici e morfologici, questi ultimi in continua modificazione, proprio in relazione alla tipologia di nuove endoprotesi disponibili sul mercato. Per questo, oggi gli interventi chirurgici endovascolari rappresentano, in molti casi ma non in tutti, il trattamento di prima scelta nei pazienti con malattia aortica considerati idonei proprio dal punto di vista anatomico, ed è proprio la ricerca di nuovi materiali e la loro evoluzione che ha permesso di trattare anche zone anatomiche complesse, come ad esempio dell’arco aortico o l’aorta toraco addominale, che sono segmenti in cui dall’aorta originano arterie fondamentali per la sopravvivenza, come le arterie carotidi, viscerali e renali. In questi casi particolari, i pazienti  possono essere trattati per via endovascolare grazie alla creazione di endoprotesi costruite ‘su misura’, dette custom made. In pratica, queste sono sviluppate specificatamente per ciascun paziente, come un abito sartoriale. In quei pazienti nei quali l’intervento endovascolare non si associa ad una copertura di queste arterie, si possono usare endoprotesi standard, cioè immediatamente disponibili che non necessitano di accorgimenti particolari”.

Ma questi interventi ‘innovativi’ sono già stati eseguiti anche in Policlinico?

Dalla fine del 2018, l’Unità da me diretta ha eseguito più di 200 interventi sull’aorta toracica, toraco-addominale ed addominale, sia utilizzando tecniche open, con e senza utilizzo della circolazione extracorporea, che endovascolari, mediante uso di endoprotesi standard e custom-made. Il giusto posizionamento di queste ultime è stato certamente tra gli interventi più complessi, sia in arco aortico che nel segmento toraco-addominale. Questo lavoro può avere risultati positivi solo grazie ad una idonea preparazione ed alla stretta collaborazione con molte altre figure professionali, oltre quella del chirurgo vascolare: il team della Radiologia e della Cardiologia, il gruppo Anestesiologico-Rianimatorio, il personale tecnico ed infermieristico dei reparti e dei blocchi operatori e l’équipe della Chirurgia Generale, sempre pronta in caso di necessità. Il buon esito di questi interventi è strettamente legato all’azione di molte persone.

 

Questa attività chirurgica ha anche dei risvolti nella didattica e nella ricerca?

Essendo sede della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Vascolare dell’Università Statale di Milano, la nostra Unità Operativa accoglie studenti e specializzandi per formarli al meglio per la loro attività futura. L’attività di ricerca sulle malattie aortiche è ben sviluppata da anni, grazie alla partecipazione/direzione di trials e registri nazionali ed internazionali, alla collaborazione con BioIngegneri, Ingegneri Meccanici e Matematici del Politecnico di Milano e dell’Università di Pavia per cercare di dare risposte alla interazione tra endoprotesi ed aorta nativa, per simulare computazionalmente gli interventi più complessi, per prevenire meglio le complicanze di questi interventi. In tutti questi campi di ricerca collaboriamo anche con importanti istituzioni accademiche europee e statunitensi. Da ultimo stiamo anche lavorando insieme all’Università Bocconi per capire se è possibile, ed eventualmente come, ottimizzare i costi: infatti, i pazienti complessi richiedono attività e procedure costose, così il nostro desiderio è capire come questi costi possano essere razionalizzati per aumentare la disponibilità e la possibilità di trattamento di un numero sempre maggiore di pazienti.

 

E’ quasi pronta la nuova sala ibrida in Policlinico. Cosa rappresenterà per voi?

La prossima apertura al Policlinico di Milano di una sala ibrida ci aiuterà a trattare ancora meglio questi pazienti più complessi. Tutta l’esperienza maturata potrà essere proseguita in un modo ancora più moderno, preciso e rapido. La tecnologia presente in una sala ibrida, cioè una sala operatoria ultra-moderna dove sono state unificate tutte le caratteristiche di una sala operatoria e di una sala angiografica, è oggi un requisito essenziale per eseguire interventi complessi endovascolari o ibridi (endovascolari e open combinati) con più precisione e più protezione sia per il paziente che per gli operatori. Ciò è possibile grazie ad una migliore visione radiologica, anche con minor utilizzo di radiazioni e di mezzo di contrasto, entrambe cose che sappiamo essere potenzialmente dannose per l’organismo. Sono certo che gli sforzi dell’Ospedale, che ringrazio per aver appoggiato lo sviluppo di queste attività finalizzate alla implementazione di un miglior percorso di cura del paziente cardiovascolare, sarà ben ripagato.